In soli dieci giorni la Prefettura avvia il procedimento di scioglimento del consiglio comunale di Camigliano, comune virtuoso in provincia di Caserta.
Poi il Ministro Maroni scrive la relazione con cui si motiva il decreto e al decimo giorno il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano firma l’atto.
La storia di Camigliano (vedi a questo proposito il post “Vergogna di Stato” nel mio blog) si chiude quindi nel peggiore dei modi.
Viene commissariato un comune, nella terra di Gomorra, perché troppo virtuoso e scomodo, con un sindaco che semplicemente fa una scelta di buonsenso, qualche anno fa, riprendendosi la gestione diretta della raccolta dei rifiuti.
Scelta vincente e riuscitissima, visti i risultati: 65% di differenziata, tariffe bloccate per i cittadini, progetti per la riduzione della produzione dei rifiuti. L’esatto contrario di quel che accade nel resto della provincia: percentuali ridicole di differenziata, sprechi, clientele, tariffe salatissime…
Poi il Governo Berlusconi si inventa una legge per superare la finta emergenza rifiuti in Campania in cui si impone a tutti gli enti locali, tra le altre cose, di cedere la gestione dei rifiuti a favore di quei consorzi provinciali da cui Camigliano aveva scelto di uscire.
Il rifiuto di Vincenzo Cenname, l’ormai ex sindaco del paesino campano di 1.800 abitanti, e’ valso un allontanamento dal ruolo di primo cittadino voluto dai tanti cittadini che lo avevano votato e voluto come amministratore.
Avevamo scritto a Napolitano chiedendogli di intervenire, interessandosi alla cosa. La risposta, arrivata ad oltre un mese dalla nostra missiva, diceva in buona sostanza che non poteva farci nulla.
Oggi sappiamo che era una bugia, perché avrebbe potuto rifiutarsi di firmare un atto tanto stupido, miope e volgare, frutto di una politica entrata ormai in cortocircuito con le leggi minime del buon senso: non solo infatti Camigliano non era da commissariare, ma la sua esperienza virtuosa di buona amministrazione sarebbe dovuta diventare il paradigma con cui declinare la gestione degli enti locali in quel territorio.
La cartolina che mando al Presidente, in ferie in questi giorni ad Ischia, contiene un’unica, amara parola: vergogna!