La proposta di ‘laureare’ il Senatur è stata presentata al senato accademico (ovviamente) di Varese. “Voglio proprio vedere chi avrà il coraggio di mettere in dubbio il buon diritto di Umberto Bossi che è parte della storia di questo paese, a ricevere una laurea honoris causa”, ha subito commentato la battagliera Gelmini, beccandosi in risposta un editoriale di Francesco Merlo su La Repubblica. Per Merlo, dopo un assist del genere, è stato semplice insaccare a porta vuota. Scrive il giornalista: “il ministro Gelmini mette le mani avanti. Prima ancora di spiegare si difende: caso classico di excusatio non petita, questa dichiarazione è un evidente segno di cattiva coscienza”. Ancora più feroce è Leoluca Orlando dell’Idv che dice: “Dal ministro Gelmini che ha fatto a pezzi la scuola e l’università, tagliando fondi e risorse, arriva l’ennesimo insulto alla cultura e al Paese”.
Ma Mariastella Gelmini non si scompone. Per lei il celodurista leader della Lega, abile nella comunicazione verbale e non verbale (il suo dito medio alzato di continuo è destinato a fare storia) è pronto per essere finalmente chiamato dottore. Una bella soddisfazione per Bossi il quale per molti anni prima d’indossare una camicia verde, ha sognato di vestire un camice bianco da medico.
Fu Giorgio Bocca tra i primi a scrivere negli anni ’80 che Bossi raccontava di andare a lavorare in ospedale accanto al suo professore di facoltà dell’Università di Pavia, un tale professor Zuffi, e invece andava ad attaccare i manifesti della neonata Lega. In realtà il ministro non ha mai esercitato. Non ha millantato un titolo, ha fatto solo fessa la prima moglie, raccontandole che si era finalmente laureato, ma non era vero.
Quando la signora scoprì la falsità – come riportano alcune cronache – lo mollò. E Gigliola Guidali, questo il nome dell’ex moglie, nel 1994 sulle pagine del settimanale ‘Oggi’ dichiarò: “Mi sposò anche se non aveva un lavoro. Mi aveva mentito dicendomi di essersi laureato”. L’ex coniuge addirittura regalò al marito una bella ed elegante valigetta da dottore con cui il lumbard usciva tutte le mattine per “andare a fare pratica in ospedale”. Fu proprio la Guidali a insospettirsi quando di persona andò ad informarsi all’Università di Pavia scoprendo, amaramente, che la laurea era ben lungi dall’essere presa dall’Umberto. E la storia del Bossi ‘medico’ ogni tanto riemerge, nel 2004 ci hanno pensato i giornalisti Giampiero Rossi e Simone Spina con il libro: ‘Lo spaccone. L’incredibile storia di Bossi, il padrone della Lega’ dove raccontarono addirittura delle feste per una laurea mai ottenuta.