Mario Borghezio docet: “Gianfranco Miglio resta a memoria come l’ideologo che ha tracciato per sempre la via aurea per la liberazione del Nord, che e’ quella della secessione. Il suo insegnamento, il suo esempio e la sua coerenza intellettuale fanno di questo grande studioso e di questo straordinario profeta della liberta’ della Padania un personaggio che continuera’ a vegliare con i suoi scritti e i suoi esempi di vita sulla battaglia dei patrioti padani per il raggiungimento dell’indipendenza”.
Oggi a Brescia verrà collocato un busto dedicato a Miglio.
Dove? Naturalmente a soli pochi metri dalla statua di Giuseppe Garibaldi che l’eurodeputato leghista non ha perso il tempo di definire “figura così negativa per la nostra storia” aggiungendo poi come “oggi la cosa puo’ essere accettata, ma quando ci sara’ la Padania libera e autodeterminata, sara’ molto difficile che potra’ essere ancora pubblicamente onorata la figura di Garibaldi”.
Mario Borghezio è dunque tornato. Stiamo parlando, per chi non ricordasse, dello stesso politico condannato, a Torino, a cinque mesi di carcere per aver appiccato un incendio al rifugio di alcuni immigrati sul greto del fiume Dora.
Era il 2002, mese di luglio, tutto avvenne al termine di una manifestazione antidroga promossa dai “volontari verdi”.
Borghezio in seguito si difese definendo “accidentale” l’accaduto. La vicenda giudiziaria si risolse con la sospensione condizionale. La stessa pena venne inflitta ad altri sei militanti leghisti, mentre per un ottavo la condanna fu a sette mesi.