Villini al posto della più grande riserva genetica di piante da frutto d’Europa. È attesa per mercoledì 11 agosto in Russia la sentenza sul futuro del Pavlovsk Experiment Station di San Pietroburgo, importante centro di ricerca sull’agricoltura e custode di uno dei più rari patrimoni di botanica al mondo. A minacciare la collezione di oltre 5mila varietà di alberi da frutto e bacche, il 90% delle quali uniche al mondo, è un’ordinanza del ministero dello Sviluppo Economico di Mosca, che il 25 dicembre scorso, ha dato il via libera all’espropriazione di una parte dei terreni dello storico istituto scientifico.
“Trasferire le piante sarebbe tecnicamente impossibile, fra tre mesi come fra tre anni” affermano i ricercatori del centro. Che sono “scioccati per come la collezione possa venire barbaramente distrutta”, nonostante sia internazionalmente riconosciuta come un patrimonio di biodiversità fondamentale nell’ambito della ricerca sulla sicurezza alimentare, grazie in particolare allo sviluppo di nuove varietà resistenti agli effetti dei cambiamenti climatici e alle malattie.
Appelli al governo russo per fermare le ruspe sono arrivati dalla Fao e da organizzazioni internazionali come l’International union for the conservation of the nature and natural resources (per la conservazione delle specie naturali) e la Biodiversity international (dedicata alla ricerca sulla biodiversità in agricoltura). “Sappiamo con certezza che queste risorse genetiche che andrebbero perse per sempre possono contribuire ad un’alimentazione migliore. La Russia sta trascurando una riserva d’oro dal valore, per l’umanità, molto più grande di quello rappresentato da una casa di vacanza per pochi”, ha affermato il direttore generale di Biodiversity International, Emile Frison.
“Stop alla distruzione del futuro del cibo” è invece l’appello al presidente russo Dmitrij Medvedev che Global crop diversity trust, fondazione a favore della biodiversità per la sicurezza alimentare, ha lanciato in rete, invitando gli internauti a “twittare” il messaggio al Cremlino e a firmare la petizione on line.
Sopravvissuto anche all’assedio nazista di Leningrado, quando gli scienziati riuscirono a mettere in salvo il 70% della collezione, il Pavlovsk è minacciato oggi dalle ruspe, minacciosa quanto i carri armati tedeschi. E succede nel 2010 che, paradossalmente, è stato dichiarato dall’Onu “anno mondiale della biodiversità”.
di Clara Gibellini