Un gruppo di missionari cristiani, “spie americane” che trasportavano bibbie tradotte in Dari, la lingua locale, ed erano intenzionati a fare proselitismo. Questa almeno la versione di Zabihullah Mujahid, portavoce dei Talebani. Venerdì scorso gli integralisti hanno ucciso otto medici e uno dei due aiuti locali nella provincia di Badashan, nel nord-est dell’Afghanistan. Ma la famiglia della 36enne britannica Karen Woo, ormai da due giorni al centro dell’attenzione dei media, ci tiene a fare qualche precisazione. Eroe della solidarietà Karen lo era certamente, ma cristiana no.
Il quotidiano Daily Telegraph ha pubblicato domenica la dichiarazione resa dalla famiglia della vittima. “Le sue motivazioni erano puramente umanitarie, affermano i parenti. Era un’ “umanista” e non aveva alcuna agenda religiosa o politica”. Nel lungo e toccante messaggio, si può ancora leggere: “Karen voleva che la popolazione ricevesse assistenza medica, soprattutto le donne e i bambini. Aveva intrapreso il viaggio come medico, portando forniture sanitarie per le persone che vivono in una regione remota e priva di assistenza sanitaria. Era intenzionata a fare la differenza in qualsiasi modo avesse potuto”. Definendola “autentico eroe”, la famiglia si è detta infine orgogliosa di qualsiasi risultato sia riuscita ad ottenere nello svolgimento della missione umanitaria.
Al compianto si è unito Paddy Smith, compagno di Karen, che ai microfoni della BBC ne ha ricordato la straordinaria generosità. Subito dopo la scomparsa dell’operatrice umanitaria, la stampa inglese è entrata nei dettagli privati della sua vita, diffondendo la notizia del matrimonio già programmato tra Paddy e Karen al suo ritorno dalla missione in Afghanistan, risalendo alle nobili motivazioni che l’hanno spinta a lasciare un lavoro ben remunerato in Gran Bretagna per recarsi nel teatro di guerra da cui non sarebbe più tornata viva. Perfino il blog personale di Karen è rimbalzato sugli organi di stampa, contribuendo a sollevare un’onda di commozione nei suoi confronti che ha coinvolto tutto il paese.
Volontari di un’associazione cristiana, la svizzera International Assistance Mission, gli otto medici lo erano certamente. La dichiarazione resa al Telegraph rappresenta tuttavia la prima smentita della tesi telebana. Non quella, evidentemente pretestuosa, del proselitismo cristiano, un atteggiamento che sarebbe perfettamente legittimo in qualsiasi paese libero, pacificato e civile, realtà dalla quale l’Afghnaistan attuale è evidentemente ancora lontana. Piuttosto, sottolineando le motivazioni squisitamente umanitarie di Karen, e smentendo la sua appartenenza a gruppi religiosi evangelici, la famiglia Woo aiuta a rompere la contrapposizione tra cultura islamica da un lato e occidente cristiano dall’altro. Manicheismo tipico della visione del mondo secondo la logica dello “scontro di civiltà”, per richiamare il celebre saggio di Samuel P. Huntington, evocato spesso dall’una come dall’altra parte. Ma di cui nessuno sente veramente il bisogno.
Karen Woo era in Afghanistan, dove ha perso la vita, in nome dell’umanità.