Ammonisce Flores d’Arcais su questo giornale: “Cerchiamolo, questo candidato per il centrosinistra!”. Che non potrà essere – aggiunge – nè Chiamparino, nè Vendola nè tantomeno Bersani. D’accordo con lui: cerchiamolo. Subito. Ma chi lo cerca? Paolo Flores? Claudio Fava? Il buon Dio? Lo affidiamo alle beghe dei partiti, ai concistori dei segretari, ai tarocchi? Se vogliamo che il candidato sia davvero capace di progetto e di consenso, non vedo altra via – plurale, trasparente, efficace e soprattutto autentica – delle primarie.
Quello è il luogo e il tempo per dire se Vendola (o Chiamparino o Bersani o chi volete voi) sarà capace di vincere. Primarie vere e aperte, non i riti per l’incoronazione come quelli già vissuti negli anni di Prodi e di Veltroni. Primarie che servano a mobilitare la passione civile di un popolo, a distinguere tra affabulazoni oratorie e concretezza politica, primarie che ci aiutino a dire al paese che è tempo di fare, non più di attendere. Se non vogliamo che l’Italia finisca per rassomigliare irreparabilmente a Berlusconi e per diventare immune da ogni voto, da ogni indignazone, da ogni pudore.
Aggiungo, non per pregiudizio positivo ma per onestà di cronista, che se osservatori indipendenti, opinionisti, avversari politici e sondaggi indicano oggi in Vendola l’unico leader capace di sconfiggere Berlusconi, impedirgli di misurarsi almeno nelle primarie sarebbe un punto di miseria e di ottusità. Incomprensibile, come le scelte di quei commissari tecnici che si tengono in panchina il capocanoniere del campionato il giorno della finale.