Bisogna fare le primarie di coalizione, il Pd deve accettare la sfida. Serve una figura che segni la discontinuità con il passato
Non le sembra prematuro parlare oggi di elezioni?
L’offerta di Berlusconi a Fini di ripartire dai quattro punti del programma mi sembra strumentale. Berlusconi si prepara alle elezioni mentre dall’altro lato mi sembrano fermi. Il Pd ha paura del voto e si accontenterebbe persino di un governo Tremonti.
È favorevole all’apertura di Di Pietro ad un esecutivo di transizione per cambiare la legge elettorale?
Tutti vorremmo un governo di fedeltà costituzionale in grado di intervenire sul conflitto di interessi e sulla legge elettorale in pochi mesi per poi andare a votare. Ma non mi sembra un’ipotesi probabile. Già sento Berlusconi e Bossi che gridano al golpe dei partiti contro gli elettori. Una posizione formalmente sbagliata perché la nostra resta una democrazia parlamentare ma anche una posizione politicamente molto redditizia.
E quindi siete favorevoli ad andare a votare subito?
Dobbiamo prepararci a questa eventualità. Il mio partito deve prendere la guida del centrosinistra. Abbiamo i numeri per farlo sull’economia e sulla politica estera, come sulla legalità l’Idv in questi mesi ha guidato un’opposizione vera e dura. Il Pd continua a essere incerto sul da farsi, tentato dal Terzo polo di Casini e Rutelli. Intanto l’Italia dei Valori non può stare ferma ma deve lanciare subito una squadra che unisca l’Idv, la parte migliore del Pd, Vendola, la sinistra e i movimenti. Dobbiamo cominciare a girare l’Italia tutti insieme per mostrare che c’è un’alternativa.
Di cosa c’è bisogno nel centrosinistra per battere Berlusconi?
Innanzitutto la credibilità delle persone. Io sono convinto che in questo momento l’Italia ci chiede più trasparenza, più onestà e più legalità. E queste parole d’ordine devono viaggiare sulle gambe di persone credibili.
Pensa sia possibile un’alleanza con i finiani?
No. Io avevo previsto un anno fa quello che sta accadendo: Rutelli, Casini e Fini si uniscono e creano il polo dei moderati per puntare al dopo-Berlusconi. Questa per l’Italia è un’eventualità sciagurata. Fini e Casini hanno sostenuto tutte le peggiori leggi ad personam e se il Paese scegliesse il Terzo polo sarebbe una normalizzazione. Il fronte che va da Vendola a Casini può essere utile solo in questa legislatura per fare la riforma elettorale e la legge sul conflitto di interessi. Poi basta, ognuno per la sua strada. Comunque è un’ipotesi poco praticabile nel concreto. Secondo me l’alleanza con i finiani resterà un sogno del Pd e non si realizzerà mai.
Qual è lo scenario per le prossime elezioni e come si deve presentare il centrosinistra?
Io vedo tre schieramenti: il polo del vecchio centrodestra con il Pdl e la Lega Nord; il Terzo polo di Rutelli e Casini, magari con una parte dei finiani e poi ci siamo noi. Ci vuole una coalizione che unisca Italia dei Valori, Vendola, la sinistra e il popolo dei movimenti.
E il Partito democratico?
Il Pd deve decidere a breve se stare con noi o con il Terzo polo di Casini e Rutelli. Altrimenti l’Italia dei Valori deve lanciare un’Opa, per usare un termine economico, un’offerta pubblica per conquistare l’elettorato in libera uscita a sinistra. Non possiamo farci spiegare da Ciriaco De Mita come dobbiamo costruire l’alternativa a Berlusconi con Lorenzo Cesa e Totò Cuffaro. Mi viene da pensare a Nanni Moretti. Lui implorava di dire qualcosa di sinistra. Noi dobbiamo dire qualcosa di forte. Di sinistra e di centro.
Come si dovrebbe scegliere il candidato del centrosinistra?
Entro la fine dell’anno il centrosinistra deve esprimere il suo candidato. Bisogna fare le primarie di coalizione e il Pd deve accettare questa sfida.
Qual è secondo lei l’identikit del candidato che può battere Berlusconi?
Primo: non deve essere un uomo del passato, bruciato dalle sue precedenti esperienze politiche. Il suo volto deve trasmettere un segnale di forte discontinuità all’elettorato e deve essere una persona in grado di parlare sia con il centro liberale che con la sinistra estrema; secondo: deve essere un personaggio credibile per la sua storia personale; terzo: deve saper comunicare con l’elettorato e con i movimenti nelle piazze e anche su Internet. Giochiamo una partita truccata dal dominio televisivo del premier. Non possiamo concedere nessun vantaggio all’avversario. Il nostro candidato deve essere in grado di sostenere il confronto mediatico.
Cosa pensa dei nomi in campo per le primarie di coalizione: Chiamparino, Bersani, Bonino e Vendola?
Senza dubbio Vendola tra questi è il migliore ma non è un uomo nuovo. Anche la sua esperienza di governo in Puglia è stata segnata da luci e ombre. Bersani e Chiamparino sono persone stimate ma non segnano una discontinuità e potrebbero essere percepite come conservatrici.
E Luigi De Magistris come lo vede?
Io credo che la riflessione sul punto non spetti a me ma al partito. Io sono disponibile. In questa situazione di emergenza anche chi non aveva immaginato una simile possibilità deve mettersi in gioco. Antonio Di Pietro deve scegliere se correre in prima persona per le primarie o se scegliere di puntare su di me. Comunque un esponente dell’Idv deve correre per le primarie di coalizione. Intanto però dobbiamo lavorare insieme per costruire una squadra che si muova in una logica di coalizione.
Chi sono i vostri interlocutori possibili nel Pd?
Sicuramente Ignazio Marino ma anche gli europarlamentari Rita Borsellino, Debora Serracchiani e Rosario Crocetta.
E tra i finiani e i centristi?
Non mi sembra il caso di correre dietro a Bocchino, Cesa o Cuffaro.
Gianfranco Fini dovrebbe dimettersi?
Certamente non dovrebbe lasciare la presidenza della Camera solo perché ha litigato con Berlusconi. Sulla questione di Montecarlo le sue risposte non mi hanno convinto ma aspetterei i risultati dell’indagine della magistratura che il presidente della Camera, con grande senso istituzionale, ha accolto favorevolmente, per emettere un giudizio definitivo.
da Il Fatto Quotidiano del 12 agosto 2010