Una birra, due birre, tre birre… stonarsi. La musica ritma forte. Il nulla. Niente da pensare. Uhmf, uhmf, uhmf… Fianchi, gambe, braccia. Muoverli. Prima ci facevi caso. Ad essere invitante. Il tuo corpo, questo tabernacolo del tuo Dio, del tuo Io. Ballare. I ragazzi si avvicinano come le api al miele. Ronzano attorno a te. Ballando.

Uno. Ti sintonizzi facile. Non vedi neanche com’è. Braccia, gambe, fianchi, tutti vicini, tutti a ondeggiare sulla stessa base ritmica. Potente, ipnotica.

Ti ritrovi che lo stai baciando.

Bocca, lingua, mani. Ti ritrovi nel bagno chimico. Angusto. E’ un barcone sul Tevere, no? Non l’avevi davvero deciso, ma va bene lo stesso. Si fa. Quattro birre cinque birre sei birre… Poi c’è l’altro. Ma questo chi è? Non vorresti, ma ormai sei quella che ci sta. Braccia, gambe, cosce. Ti devi aprire. Ti apri. Non sarai mica una di quelle che “fanno storie”? Cedi, è meno complicato. Non vorresti, non così. C’è odore di disinfettante e di umori umani. Sei contro un muro, sei in terra. Poi tutto è finito e ti siedi in un angolo buio, il frastuono ti protegge. Ti metti a piangere, non ti sei divertita. Non li rivedrai mai più quei due che si sono introdotti dentro di te, svelti, spicci, senza parole.

Come la devi rubricare l’esperienza? Incidente sul luogo del divertimento? Errore tattico? Violenza sessuale? Mancanza di riguardo per te stessa?

Denunci il fatto, dici che sei stata violata. Il riscontro obbiettivo è contro di te: non ci sono lacerazioni. Cioè: le lacerazioni sono invisibili. Che cosa si è lacerato dentro di te, dentro di noi…

Perché è successo a tutte, sai? Prima o poi. Prima e poi.

E’ successo a tutte di aver dovuto arrivare un punto più in là, con uno, con due, di essere state forzate, usate, illuse e deluse.

Quando si fa in due il sesso è bellissimo. Piacere, intimità, condivisione. Ma non è sempre così, ormai. Non è così molto spesso. Sempre più spesso. La “liberazione” la stanno usando male, la stanno stravolgendo. Sempre più spesso non si è “in due”. Con gli stessi diritti, la stessa dignità. Tenerezza e sensualità.

Piacere reciproco.

C’è il grande “lui” e la piccola “lei”. La lei-cosa, lei-bambolina, lei-scarico. Si fa tutto nei bagni. Dove si va a liberarsi di umori eccedenti. E’ triste. Tutto qui. Non ho voglia di pontificare, di teorizzare. Una ragazza dice no, una moglie si stanca del matrimonio, una che chattava con te non ha voglia di frequentarti di persona… e parte la violenza. Non quella “sessuale”, quella mortale. Botte, coltellate. E intanto, dai muri delle città e dei paesi, continuano a sorridere procaci e grintose quelle che “puoi montare senza pagare”, quelle che devono “scatenare la bestia che è in te”, quelle che “te la danno”, quelle che “te le fai”… Non è nostalgia , no, non voglio la calzamaglia e il collettino abbottonato, la verginità e l’ipocrisia… però pulire i muri sì, far pulizia, sgombrare l’immaginario collettivo da tutti quei pezzi di carne…

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