Quando prendo una multa sulle strisce blu perché il mio concetto di tempo è entrato in conflitto con quello del “gratta e sosta”, di solito me la prendo con me stessa non solo per l’esborso economico, ma principalmente per il costo opportunità della contravvenzione. Se avessi rispettato l’orario del cartoncino tiranno avrei potuto investire la stessa somma, chessò, in tre cinema, tre libri, tre ore di baby sitter, un massaggio. Insomma, un mix infinito di possibili combinazioni anche superflue ma certamente più utili al mio benessere psicofisico di un bollettino da pagare in posta. Ma è così, pagherò e la prossima volta starò più attenta.
La digressione personale è lecita per comprendere al meglio quella generale: leggo (in un bellissimo pezzo del collega Davide Milosa, giornalista de Il Fatto attento ai temi dell’ambiente e delle connessioni poco chiare tra imprese e politica) che le manovre del governatore in carica della Regione Lombardia Roberto Formigoni, chiamiamolo il conducente, causerebbero a fine 2010 una multa per i cittadini lombardi di 440 milioni di euro. Perché? Riporto per chiarezza di sintesi l’attacco di Milosa:
“Pioltello. Ex area Sisas. Tradotto: una bomba biologica a cielo aperto. Lascito del polo chimico fallito nel 2001. In sintesi: 290mila tonnellate di rifiuti industriali, 50mila di nerofumo, idrocarburi contaminati con mercurio. Il tutto precariamente mantenuto in superficie da un complicato sistema di pompe, che, per ora, non fanno scivolare le sostanze in falda. Un’eventualità non remota e che avvelenerebbe mezza Lombardia. C’è, dunque, da bonificare. È stato fatto in parte. Ma Giuseppe Grossi, il plurindagato ras delle bonifiche che ha vinto l’appalto per due delle tre discariche, ha deciso di lasciare. E ora la Regione Lombardia corre inesorabile verso la multa prevista dalla Unione europea. Una bazzecola da 440 milioni di euro. A pagare, come al solito, i cittadini. In questo caso i lombardi. Ultimo giorno utile fissato dai commissari di Bruxelles, il 31 dicembre prossimo. Praticamente dopodomani. Colpa di Grossi, naturalmente. Ma anche del governatore Roberto Formigoni che ne ha incensato le qualità, ostinandosi a tacere, per esempio, sugli ultimi guai giudiziari dell’amico imprenditore”.
Chiariamo subito che non mi importa di quello che vanno commentando in questi casi gli esperti di manovre e schermaglie politico-amministrative, cioè che “le multe europee sono virtuali”. Io insegno a mio figlio a rispettare la legge, e “rispettarla virtualmente” non significa nulla. Ovvio che come lombarda mi auguro di non dover pagare 45 euro di multa (la cifra che toccherebbe a ogni cittadino della regione) per una manovra che non solo non ho condiviso ma di cui non ero neanche a conoscenza. Ma il principio, nella vita e in politica, dovrebbe essere che se sbagli, ti prendi la responsabilità dei tuoi errori. Cosa che mi sembra non accada mai in questi casi.
Torniamo alla premessa. il costo opportunità di una multa da 440 milioni di euro, in termini di progetti per migliorare l’ambiente regionale (materia in cui saremmo multati) è presto detto: il 10 agosto scorso il Pirellone ha stanziato un bando di 6,8 milioni di euro per favorire la mobilità ciclistica in tutta la regione. Quante piste ciclabili, sottopassi, segnaletica, parcheggi e addirittura biciclette per il bike sharing si potevano comprare con 440 milioni? Pure troppe.
A fine aprile la regione ha approvato i fondi per la realizzazione di 55 progetti per lo sviluppo della mobilità sostenibile, urbana e interurbana: 114,6 milioni di euro. Ne facevamo 220 di progetti. Molti amici pendolari non saranno felici di saperlo.
Ma la vera chicca si legge in un documento del 14 luglio scorso della Giunta regionale, che indica in circa 700 milioni di euro la stima degli effetti sulla Lombardia dei tagli ai trasferimenti contenuti nella manovra di Governo. A commento del calcolo, la dichiarazione: “Si profila per Regione Lombardia una significativa ricaduta, nonostante la virtuosità della nostra gestione”.
Avete letto bene: virtuosità. Che, in fondo, fa rima con virtualità.
Forse dovremmo ricordare alla stampa di farci un paio di conti seri, alla vigilia delle prossime elezioni. Perché la verità “virtuale”, ormai, è una realissima bufala.