La settimana prossima, come segnalano anche agenzie e quotidiani italiani, la Bbc trasmetterà. una vecchia intervista a John Le Carré, risalente al 1966, e ripescata di recente in archivio. Fu allora che l’autore de “La spia che venne dal freddo” e de “La talpa”, creatore del personaggio di Smiley, criticò Bond, l’agente 007 di Jan Fleming, giudicandolo il frutto di una fantasia molto fervida, assai poco aderente al ritratto di una vera spia britannica.

“Bond non mi piace – disse Le Carré – Non sono sicuro che Bond sia una spia. Parlando di letteratura di spionaggio, credo si farebbe un grosso errore includendo nel genere anche Bond. Mi pare una specie di gangster internazionale, del tutto fuori dal contesto politico”.

La rivista Radio Times, in occasione della messa in onda della vecchia intervista, ha chiesto a Le Carré se la sua opinione sia cambiata, ma pare di no: “Forse – ha risposto lo scrittore – adesso cercherei di essere più garbato: oggi abbiamo presenti non tanto i romanzi quanto le trasposizioni cinematografiche. Allora ero giovane e sapevo di avere ritratto la realtà ne “La spia che venne dal freddo”, mentre le cose di Fleming erano fantasie. Ma alle radici di Bond c’era qualcosa di neo-fascista e profondamente materialista. Dava l’impressione di poter compiere le stesse imprese per qualsiasi paese, se solo le ragazze fossero state molto belle e i Martini molto secchi”.

Certo l’immagine della spia britannica risulta particolarmente brillante, per quanto falsa, nella versione Bond/Sean Connery, ma i sudditi di Sua Maestà non possono lamentarsi dell’appeal dell’agente segreto inglese neppure nelle rappresentazioni più realistiche di Le Carré, che per alcuni anni fu effettivamente alle dipendenze del Secret Intelligence Service: dalla versione gentleman di uno Smiley/Alec Guinness (“La Talpa”) a quella intensa di un Alec Leamas/Richard Burton (“La spia che venne dal freddo”).

Provasse Le Carré a scrivere un romanzo sulle spie italiane, un romanzo ispirato a Pio Pompa, per dire, o all’agente Betulla, attenendosi alla realtà e senza cedere alla tentazione di attingere alla fantasia: sicuro di riuscirci? Sicuro di poter restare nel genere della letteratura spionistica seria senza sforare nella commedia all’italiana?

E dove trovare l’attore adatto alla parte per il film o per lo sceneggiato da trarre dal romanzo?

Per la prossima versione cinematografica de “La Talpa” hanno appena firmato Ralph Fiennes, Colin Firth, Gary Oldman, e Michael Fassbender.

E qui, chi ci mettiamo a interpretare Pio Pompa, Pollari e Betulla?

Li faranno fare tutti a Carlo Verdone?

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