Con una mano firma i testi ambientalisti a Maurizio Crozza. Con l’altra firma progetti a raffica, decine in tutta la Liguria, alcuni molto contestati, portati davanti al Tar da comitati di cittadini imbufaliti. L’architetto Vittorio Grattarola è decisamente una persona poliedrica. Una delle figure simbolo della svolta edilizia della Liguria, sposata dal centrosinistra e dal centrodestra. E forse per raccontare la colata che si sta riversando sui paradisi vacanzieri di milanesi e torinesi – Arenzano, Cogoleto, Celle, Varazze e Finale – si può partire da lui, ex Ds, già assessore all’Urbanistica a Genova (insieme con l’allora sindaco e oggi Governatore, Claudio Burlando, suo grande amico che con lui fu arrestato e poi assolto).
E qualcuno forse potrebbe storcere il naso di fronte al curriculum di Grattarola, architetto e uomo di partito, amministratore, poi progettista che firma operazioni immobiliari spesso nei comuni amministrati dal centrosinistra. Ma vabbé, non è l’unico in Italia, non c’è niente di illegale, al massimo una questione di opportunità. Certo Grattarola ha pochi rivali: il mega-centro commerciale della Fiumara e la Fiera di Genova, i condomini di Albaro (un’operazione di cui si sta interessando la Procura) e la riqualificazione con porto e seconde case di Pietra Ligure, proprietà del “capitano coraggioso” Roberto Colaninno. Poi progetti sparsi in tutta la Liguria.

L’introvabile amico di Burlando
Nessuno lavora più di lui. Dieci volte più del genovese Renzo Piano. E pensare che Grattarola è un tipo riservato. Pochissime comparse ufficiali. Lo si ritrova tra i soci fondatori del Maestrale, l’associazione politica di Burlando. E anche qui qualcuno ha sollevato una questione di opportunità, su questa associazione che raccoglie tutti sotto lo stesso tetto: imprenditori che costruiscono, architetti come Grattarola, funzionari pubblici che da decenni si occupano di urbanistica in Liguria, amministratori locali amici del mattone e soprattutto lui, Claudio Burlando che spesso deve dire la sua sui progetti.
Ma come mettere insieme Crozza e il mattone? Varrebbe la pena di parlarne un po’ con Grattarola, ma rintracciarlo non è facile. Inutile la caccia telefonica. Trovare il sito internet dello studio è praticamente impossibile. Non resta che Facebook, dove l’architetto (classe 1957) compare con una simpatica vetrina dal sapore tardoadolescenziale: eccolo in un siparietto familiare mentre in mutande ramazza il pavimento di casa. Poi tante foto di amici, a cominciare da Crozza.
Dei progetti nessun cenno, soprattutto dell’ultimo, il più contestato: 560 alloggi a Cogoleto curata da imprenditori in passato soci dei prestanome di Gianpiero Fiorani. Siamo tra Genova e Savona, in una cittadina stretta tra località balneari, da sempre incerta tra turismo e industria. Un luogo che dopo decenni di inquinamento provocato dall’industria Stoppani sta recuperando un volto nuovo. Ma dopo il blu del cromo che inquinava l’acqua e metteva a rischio la salute ecco il grigio del cemento. Già, pare quasi che le amministrazioni – qui è un feudo del centrosinistra – si siano lasciate prendere la mano.

Un Gentilini al sapor di pesto
L’ultimo caso sono i 560 alloggi ospitati dove una volta sorgeva l’industria Tubighisa. Doveva essere un’occasione per restituire un immenso spazio a Cogoleto e invece ecco 174mila metri cubi di costruzioni per 1.500 nuovi abitanti. Tra gli sponsor dell’operazione Luigi Cola, definito “l’anima popolare del Pd ligure”, per i suoi modi spicci. La versione in salsa Pd di Giancarlo Gentilini, il sindaco leghista di Treviso: già primo cittadino di Cogoleto, oggi è stato sostituito dal suo delfino Attilio Zanetti. Cola, però, è sempre il vero signore della cittadina e si appresta a ricandidarsi come sindaco. Un uomo del fare, ha puntato sullo sviluppo che sposa il cemento. Molti ricordano la discussione sull’ultimo piano casa della Regione Liguria. Cola, allora consigliere regionale Pd, propose una serie di emendamenti che avrebbero fatto impallidire il piano Cappellacci: le case sotto i 100 metri cubi avrebbero potuto aumentare il volume fino al 60%, le altre fino al 30%. Ma non basta: poteva essere aumentata la cubatura di capannoni industriali, artigianali e agricoli. Ancora: i benefici sarebbero stati concessi anche agli immobili condonati. Finì con centinaia di messaggi sul sito di Grillo e il centrosinistra ritirò gli emendamenti.
Ma oggi c’è un’altra polemica. Lui, Cola, assicura: “Ci siamo mossi considerando prima la compatibilità ambientale e poi il progetto. Invito i cittadini a giudicare”. Zanetti, il sindaco, getta acqua sul fuoco: “Il progetto non è stato ancora approvato. Certo, sarebbe un’occasione per realizzare opere importanti anche per la viabilità, il municipio e una scuola”.
I Re Mida del mattone
I 560 appartamenti, però, stanno sparigliando le carte. Il centrosinistra è inquieto (la prima versione del progetto prevedeva perfino i grattacieli), mancano 4 consiglieri per dare il via libera. “Allora si guarda all’opposizione, si cerca di conquistare voti nel centrodestra”, racconta il più accanito nemico dell’operazione, Francesco Biamonti (Lega). Ma le opere pubbliche che dovrebbero essere realizzate? “Roba da ridere. A ogni speculazione dicono che si farà una scuola. Cogoleto sarà rovinata definitivamente. A costruire saranno i soliti amici degli amici”, aggiunge Biamonti pensando forse anche alle cooperative attivissime in Liguria, soprattutto a Genova. Ma il consigliere leghista sottolinea anche i nomi dei costruttori, due potenze del mattone locale: Andrea Nucera, già oggetto di attacchi (anche da parte del Gabibbo) per una mega operazione immobiliare ad Albenga. L’uomo che ha rilevato le proprietà degli amici di Fiorani in Liguria e che si è visto sequestrare la villa per abusi edilizi. Ma soprattutto Pietro Pesce, all’onore delle cronache per i rapporti con società coinvolte nell’inchiesta Fiorani. Il banchiere e i suoi collaboratori avevano ammesso che tra le società di cui erano soci occulti vi erano anche quelle legate a Pesce (che ha una condanna in primo grado per evasione fiscale ed è indagato per corruzione).
Insomma, non è solo una questione ambientale. Ma i 560 appartamenti sono la punta dell’iceberg. I progetti sono tanti: a Cogoleto c’è chi teme che al posto del “mostro” Stoppani presto arrivino i condomini. Di più: già si parla di 400 villette da realizzare in quel paradiso che sono le alture di Pratozanino, dove sorgeva il manicomio. Il sindaco giura che “non sarà così”, ma non ci sarebbe da stupirsi se i re Mida del cemento ligure trasformassero in condomini perfino gli ospedali psichiatrici. Ancora: in una regione che ha già il primato dei posti barca (uno ogni 47 abitanti), Cogoleto realizzerà un porticciolo per 500 imbarcazioni.
Eccolo, il modello di sviluppo della Riviera. Per giudicare i risultati basta spostarsi di qualche chilometro, a Varazze. Anche qui centinaia di nuovi posti barca. E poi le immancabili case: 40mila metri quadrati. Uno stillicidio: proseguendo verso ovest eccoci a Finale. Qui come a Cogoleto, un altro piano di riqualificazione della vecchia industria Piaggio e delle Cave Ghigliazza. Uguale anche il risultato: 400mila metri cubi per 3.500 persone. Pd o Pdl il risultato non cambia. A Ponente, terra di Scajola, sono fioriti porticcioli da oltre mille posti.

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