Il sindacato ha chiesto anche l'intervento del presidente della Repubblica. I tre operai hanno varcato i cancelli dopo le due, ma sono stati subito bloccati e portati in ufficio
Licenziati, poi reintegrati, ma con l’ipotesi di una sospensione ventilata della Fiat. La vicenda dei tre operai di Melfi prosegue. Oggi, infatti, i lavoratori sono entrati in fabbrica. Ma sono stati bloccati. L’episodio ha scatenato le ire della Fiom che ha immediatamente indetto tre ore di sciopero. In serata, il sindaco, ha fatto sapere di aver fatto un esposto-denuncia alla Fiat-Sata.
Nel momento in cui i tre operai Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte (delegati Fiom Cgil) e Marco Pignatelli (iscritto Fiom) sono entrati in fabbrica, i molti colleghi che erano davanti ai cancelli della Fiat hanno lungamente applaudito. Gli operai si sono presentati in fabbrica, accompagnati dagli avvocati e da un ufficiale giudiziario per l’esecuzione della decisione del giudice del lavoro di Melfi che aveva sancito l’immediato reintegro degli operai. Al momento gli operai sono ancora dentro il locale accompagnati dal legale e dall’ufficiale giudiziario che deve notificare il provvedimento di reintegro del giudice del lavoro di Melfi.
La Fiom, intanto, ha distribuito un volantino dal titolo “La legge è uguale per tutti” nel quale si chiede l’intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a difesa dei diritti dei lavoratori. I tre dipendenti erano stati licenziati a metè luglio dall’azienda perché- secondo la Fiat – durante un corteo interno allo stabilimento avevano bloccato un carrello robotizzato che riforniva altri operai che erano regolarmente al lavoro. Il tribunale ha deciso il reintegro condannando il Lingotto per comportamento anti-sindacale. Lo scorso 20 agosto Fiat ha però fatto sapere di aver presentato ricorso contro la decisione del giudice del lavoro di Potenza di ordinare il reintegro dei tre operai licenziati a Melfi e condannare la casa automobilistica per comportamento antisindacale. L’udienza si terrà al tribunale di Melfi il prossimo 6 ottobre. L’allontanamento dei tre operai è arrivato durante una delle fasi della complessa trattativa che la Fiat sta portando avanti per ottenere un contratto ad hoc per i dipendenti dello stabilimento napoletano di Pomigliano d’Arco, che prevede sanzioni per chi non rispetta le intese.
Nella denuncia della Fiom, intanto, è stato riportato quanto accaduto nello stabilimento dell’area industriale San Nicola. “In particolare – sottolinea l’avvocato Lina Grosso – abbiamo evidenziato che l’azienda non ha ottemperato a un decreto del giudice del lavoro impedendo il rientro sulle linee dei tre operai, e quindi ha commesso un reato di natura penale”. Giovanni Barozzino, Antonio La Morte e Marco Pignatelli, ai quali oggi e’ stato negato l’accesso alla catena di montaggio, potrebbero tornare in fabbrica anche domani. I legali del sindacato stanno valutando se sia utile o meno acquisire la reiterazione del provvedimento aziendale ai fini dei procedimenti giudiziari. “Stiamo valutando questa ipotesi – ha aggiunto Grosso -, decideremo il da farsi assieme agli altri colleghi nelle prossime ore”.
Dal canto suo la Fiat ha ribadito la sua “ferma convinzione che siano pienamente legittimi i provvedimenti adottati nei confronti dei tre lavoratori di Melfi”. L’azienda “ritiene di poter ampiamente dimostrare nel corso dell’udienza fissata per il 6 ottobre prossimo che il comportamento tenuto dai tre scioperanti fu un volontario e prolungato illegittimo blocco della produzione e non esercizio del diritto di sciopero”.