Non fatevi convincere da tutti quelli che sognano per Berlusconi un futuro lontano dalla politica, che il Caimano abbia le ore contate. Non ci saranno elezioni anticipate che finirebbero per rafforzare solo la Lega e l’asse Bossi-Tremonti. B. ha ancora tanto lavoro da fare per salvaguardare i propri interessi, soprattutto se la Consulta dovesse bocciare il lodo Alfano, il legittimo impedimento, tornerebbe in tribunale per le vicende Mills e Mediaset. Anche Fini non ha nessun interesse andare al voto. Il suo movimento non è ancora un partito e ha bisogno di tempo per radicarlo nel territorio. Al di là delle ormai troppe dichiarazioni, Bocchino e Granata, ovvero tanto rumore per nulla, al massimo riescono, di fronte alle porcate di Berlusconi, a produrre un’insignificante astensione. La coerenza con l’elettorato è la giustificazione. Il Pd, invece, a detta del suo segretario, si prepara al voto anticipato, senza l’intenzione di realizzare primarie di coalizione, come da statuto.

Il futuro leader del centro-sinistra c’è già: Bersani. Il sondaggio de ilfattoquotidiano.it vede in testa il diessino Zingaretti, persona seria e capace, ma fuori dalla provincia di Roma se non viene presentato come il fratello del commissario Montalbano nessuno lo conosce. Nel frattempo il segretario del Pd ha lanciando una nuova campagna di sensibilizzazione, in vista delle elezioni anticipate, commettendo sin dall’inizio un errore grande come una casa: l’ha chiamata “porta a porta”. Bruno Vespa ospite d’onore in occasione del varo? Ultimi fatti che riguardano il Cavaliere. Il premier ha spostato la sua attenzione verso Segrate (Mondadori), abbandonando per un attimo Cologno Monzese (Mediaset), dove, con la Rai sotto schiaffo, tutto procede per il meglio: controllo dell’informazione, crescita della pubblicità. Ha realizzato una bella legge ad aziendam (approvata ad aprile anche dai “rivoluzionari” Bocchino e Granata), che in un colpo solo ha fatto risparmiare alla figlia Marina (presidente di Mondadori) 350 milioni di euro (antico contenzioso con il fisco), nel frattempo ne sta studiando una seconda, sempre ad aziendam, che ufficialmente dovrebbe risolvere i troppi processi che i tribunali civili non riescono a smaltire, in realtà ha l’obiettivo di annullarne uno: il suo. In primo grado Fininvest è stata condannata a risarcire Cir di De Benedetti con 750 milioni di euro per averle sottratto la Mondadori grazie alla corruzione dei giudici (vedere alla voce Previti). Che faranno quando dovranno esprimersi con il voto e non con le chiacchiere dei blog o delle interviste, i “Che Guevara” della destra, Bocchino e Granata? L’ennesima astensione? Un gesto che passerà alla storia come quello di Enrico Toti che ferito a morte lanciò la stampella contro il nemico. In questo momento, a proposito della Mondadori, dopo la porcata ad aziendam, si è aperto il dibattito tra i suoi autori: restare o andare, questo è il dilemma… dell’ipocrisia. Vito Mancuso sulle colonne di Repubblica ha espresso il suo disagio a rimanere, in tanto rimane; Lucarelli ha dichiarato che si trova un po’ male a stare lì, intanto sta lì. Nel frattempo tutti a precisare che in Mondadori esiste la libertà. Meno male che a fronte di chi, per puro interesse di bottega, velocemente dimentica i fatti recenti riguardanti Saramago e Saviano (l’unico che fa bene a rimanere fino a quando il Caimano è a palazzo Chigi, perché molto vendicativo, lo ha dimostrato in tv con i vari editti, potrebbe intervenire sulla scorta), per i giovani ci sono esempi di coerenza, del passato di Stajano e Bocca e recentemente di Don Gallo, che hanno lasciato Segrate senza né dubbi né proclami.

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