Illustrissimo Presidente, ci rivolgiamo a Lei, quale massima carica dello Stato e supremo garante della Costituzione, per sottoporre alla sua attenzione una vicenda che non lede soltanto i nostri diritti di cittadini e di lavoratori ma colpisce direttamente i diritti collettivi e generali degli operai e dello stesso sindacato a cui siamo iscritti.
Siamo i tre operai, iscritti alla Fiom-Cgil, licenziati dalla Fiat-Sata di Melfi in occasione di uno sciopero indetto unitariamente da tutte le sigle sindacali parte della Rsu aziendale. Per l’azienda, saremmo responsabili di un reato avendo deliberatamente ostruito il transito a dei carrelli (Agv) che servono la linea di produzione all’interno dello stabilimento. In verità, non vi è mai stato alcun blocco dei predetti carrelli da parte nostra e men che mai può ritenersi sussistente alcuna fattispecie delittuosa a nostro carico, così come comprovato dalle testimonianze di tutti i lavoratori presenti in occasione dello sciopero innanzi detto e da tutta la RSU unitaria. Non si tratta solo della nostra versione dei fatti, la quale potrebbe risultare viziata dalla carità di parte, ma di ciò che ha stabilito il Tribunale di Melfi, in funzione di giudice del lavoro. In pratica, il magistrato ha riconosciuto l’antisindacalità della condotta posta in essere dalla Fiat-Sata, ordinandole conseguentemente di reintegrarci immediatamente nel nostro posto di lavoro. Tuttavia, sebbene il decreto del Tribunale di Melfi, depositato in cancelleria in data 9 agosto 2010, abbia immediata efficacia esecutiva e non sia revocabile fino alla conclusione del giudizio di opposizione, l’azienda in un primo momento ci ha comunicato la reintegra sul posto di lavoro e, successivamente, con un telegramma, ci ha dato notizia della sua volontà di non avvalersi delle nostre prestazioni lavorative.
Alla ripresa del lavoro dopo le ferie estive, nel momento in cui ci siamo recati in azienda per riprendere regolarmente (come peraltro annunciato alla Fiat Sata) il nostro lavoro, quest’ultima ci ha comunicato che avremmo potuto avere accesso allo stabilimento unicamente al fine di svolgere le nostre prerogative sindacali ma intimandoci di sostare, durante il turno di lavoro, presso la saletta adibita alle attività sindacali.
Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli