“Non saranno due chiacchiere sul lago Maggiore a risolvere il disfacimento della maggioranza”. Dopo giorni di silenzio il segretario del Pd, dai microfoni del Tg1, commenta così il patto siglato tra Bossi e Berlusconi a Lesa, nella villa Campari che il premier acquistò nel 2008 affacciata sul lago Maggiore. Pierluigi Bersani invita i due leader a presentarsi in aula: “Vengano in parlamento a certificare la crisi, il paese con tutti i problemi che ha non può aspettare un bollettino meteo da Arcore”. La lettura politica è affidata a Filippo Penati: “E’ chiaro che adesso Bossi può far valere il suo potere di veto e le sue condizioni. Il rischio è che l’abbraccio sempre più forte della Lega condizioni le scelte di Berlusconi e vedremo se produrrà il suo commissariamento”.
Ancora più incisivo l’Idv che per bocca del capogruppo alla Camera, Massimo Donadi, disegna il governo come una nave “che galleggia per sistemare gli affari privati del premier”. Bossi e Berlusconi “fanno solo ammuina. Resta il grave problema di un governo debole e ostaggio di correnti e cricche. Prima vanno a casa e meglio è per tutti”. Sempre dall’Idv, Leoluca Orlando legge il vertice di Lesa come la “conferma che l’attuale maggioranza ha paura del voto. Il presidente del Consiglio si è reso conto che le elezioni anticipate sarebbero una sicura sconfitta per questo governo. Il dittatorello e i suoi sodali sono proprio arrivati al capolinea”.
Da Bruxelles è arrivato il commento di Debora Serracchiani. “Il vertice ha sancito che il Governo Berlusconi non può né vivere né morire”. Secondo l’europarlamentare del Pd, “il no alle elezioni subito in cambio del no all’Udc è il compromesso che permette a Bossi e Berlusconi di fare ancora un pezzo di strada assieme, ma viene da chiedersi quanto durerà. Per quanto ancora Bossi sarà disponibile a condividere l’usura di un Governo sotto schiaffo. L’unico che oggi ne esce rafforzato è Fini, che avrà buon gioco a continuare la sua opera di erosione del Pdl e di compattamento del partito che si sta costruendo”.