Nella rossa Umbria, patria della “dissidente” Catia Polidori (tra i promotori di fare futuro) la nascita di Futuro e libertà non ha provocato alcuna conseguenza politica, solo qualche piccolo regolamento di conti interno. Come Franco Zaffini, il consigliere regionale del pdl più votato che si è però visto negare la poltrona di capogruppo del popolo della libertà. Il movimento di Fini non aveva ancora il nome che Zaffini già convocava una conferenza stampa per annunciare la sua adesione. Strada poi seguita anche da tre consiglieri provinciali, due a Perugia l’altro a Terni: Valerio Bazzuffia, Giampiero Panfili e Torquato Petrineschi. Comunque tutti all’opposizione. Del resto tra i circa cento enti locali umbri appena una dozzina sono guidati dal centrodestra. Così, per trovare un “dissidente” finiano bisogna arrivare a Valfabbrica, piccolo comune in provincia di Perugia. Qui l’assessore Federico pagliari ha deciso di lasciare il pdl ma siede ancora in giunta. Come Valerio Bazzoffia, che come consigliere provinciale è passato a futuro e libertà, ma ha conservato l’incarico di vicesindaco a Bettona, cittadina alle porte di Assisi. Facendo andare su tutte le furie il deputato e vicecoordinatore regionale del Pdl, Pietro Laffranco, che ha inveito contro i fuoriusciti invocandone la “cacciata”, annunciando “linea dura ed espulsione immediata”. Lui che era di An, nato in una culla del movimento sociale, cresciuto a suon di faccette nere e tricolori repubblichini. Ora tuona contro gli uomini del delfino di Giorgio Almirante. Chissà cosa avrebbe detto il padre, Luciano Laffranco, storico esponente del movimento sociale prima e di An poi. Un duro e puro, fedele al proprio partito. Uno che negli anni settanta, quando a Perugia c’era solo il Pci e l’università era un soviet,  professandosi del movimento sociale si candidò alla carica di grifone dell’ateneo. E vinse. Diventando così “capo” della goliardia perugina. Il figlio, oggi, bastona i finiani umbri.

di Davide Vecchi

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