Tutti contro tutti nella regione di Claudio Scajola. Il Pd ringrazia e, per il momento, governa
La vera forza del Pd in Liguria è il Pdl. Una proiezione rovesciata della situazione nazionale, dove il centrodestra sopravvive grazie a un’opposizione comatosa. Così ecco che il divorzio tra Berlusconi e Fini sta facendo perdere altri pezzi a un Popolo della Libertà che in Riviera già boccheggiava dopo le dimissioni del suo vero leader, l’ex ministro Claudio Scajola. Una polemica, quella interna al Pdl ligure, che a stento interessa gli stessi protagonisti, pronti a lanciarsi messaggi al fulmicotone dalle sdraio di fronte al mare. Intorno la regione è in vacanza. Così, nel deserto agostano si è consumato anche il divorzio tra il Pdl e Gianfranco Gadolla, ex rappresentante di An che ha deciso di restare fedele a Gianfranco Fini e di diventare coordinatore di Futuro e Libertà.
Lo specchio di quello che è successo a livello nazionale in scala uno a cento. Gadolla potrebbe essere il Bocchino della situazione, mentre i Gasparri e i La Russa hanno i nomi di Giorgio Bornacin e Gianni Plinio. Già, due duri e puri dell’Msi, poi transitati in An, che hanno deciso di voltare le spalle a Fini (oppure, secondo loro, sarebbe stato Fini a voltare le spalle). Tutti contro tutti, con quella parola “traditore” che passa da una parte all’altra del campo come una pallina di ping-pong: “I traditori sono Plinio e Bornacin che con Fini sono cresciuti e fino a pochi anni fa si vantavano di essere i “veri” finiani”, attacca Gadolla. “Il rapporto di amicizia io l’ ho mantenuto con Gasparri e la Russa”, risponde Plinio, medico, consigliere comunale e regionale di lunghissimo corso che per anni era stato dipinto come un nemico giurato della politica di palazzo. Ma appena è stato “trombato” alle elezioni ha trovato una poltrona in una società della Regione lasciando senza parole i suoi fan. Una polemica estenuante per i pochi genovesi rimasti in città. Intanto, però, si parla di nuove possibili adesioni al movimento di Fini, soprattutto dall’area liberale. La Repubblica ha ipotizzato che presto a Gadolla si potrebbero unire i consiglieri comunali Emanuele Basso e Giuseppe Murolo, oltre al consigliere provinciale Lorenzo Zito.
Più rumoroso, anche a livello nazionale, l’addio di Enrico Musso, parlamentare eletto con il Pdl ed ex candidato sindaco del centrodestra. Un brutto colpo, anche se a lungo atteso, per i berlusconiani locali. Musso è un professore universitario stimato in città, moderato tanto che in passato anche il centrosinistra lo corteggiava. Da sempre un politico border line, per le posizioni eretiche assunte su polemiche cavalcate dal Pdl locale, come quella sulla moschea. Così, dopo mesi di tira e molla, sulla bacheca facebook di Musso è apparso un messaggio che non lasciava spazio a dubbi: “Serve un partito serio, pulito, senza scandali né zoccole (non dite che è tutta colpa dei magistrati, please). Un partito che rimetta al centro il cittadino, premi il merito, attui le liberalizzazioni, riformi l’amministrazione”. Insomma, anche Musso è fuori. Ma nei corridoi della politica c’è chi sussurra che l’addio del senatore nasca da fratture interne al Pd piuttosto che al Pdl. Spieghiamoci: Musso è una figura ben vista, paradossalmente più nel Pd che nel Pdl. In molti sostengono che se fosse stato candidato alle regionali avrebbe sconfitto Claudio Burlando. Musso però è rimasto inspiegabilmente in panchina. Ma adesso a Genova ci si prepara alle elezioni comunali. E la ricandidatura dell’attuale primo cittadino, Marta Vincenzi, è messa in discussione un giorno sì e uno no (non a livello ufficiale, ovviamente). Vincenzi – questo è il punto – non ha mai avuto un rapporto idilliaco con la componente burlandiana del partito. Di qui una voce: una parte del Pd avrebbe corteggiato Musso lasciando balenare la possibilità di una sua ricandidatura alla poltrona di sindaco. Questa volta, però, nel centrosinistra. Chissà. Una cosa è certa: il Pdl ha perso un pezzo importante. Ma a rimettere insieme i cocci ci sta pensando lui, Claudio Scajola, che, abbandonata momentaneamente Roma, dalla sua villa di Imperia sta trascorrendo un’estate di duro lavoro politico ed è pronto a ritornare sulla scena. Prima ligure, poi nazionale.
di Ferruccio Sansa