“Sai cosa significa Alitalia?” mi disse sorridendo 20 anni fa un italo-canadese. A-L-I-T-A-L-I-A : Always Late In Take-offs, Always Late In Arrivals, cioè sempre in ritardo al decollo e sempre in ritardo in arrivo. E giù a ridere. Ricordo un volo Francoforte-Roma con lo steward che toccando il costume del bavarese appena entrato sull’aereo in lederhosen, ridendo, diceva al collega in romanesco: “anvedi oh come s’è vestito questo!”. E come dimenticare, in un normale giorno caotico di sciopero selvaggio,un  turista tedesco che a Linate urlava imbufalito: Italien: Katastrophen!!!

Ora pensate a quello che mi passa per la mente quando leggo sull’applicazione iPad del governo del Fare il capitolo “Vola la nuova Alitalia”.

La propaganda di fine regime esordisce con un pomposo: “Un grande Paese come l’Italia ha bisogno di una grande, solida, efficiente compagnia di bandiera per promuovere le aziende e per incrementare il turismo. Tutti i più importanti Paesi del mondo ce l’hanno”. Quattro bugie di fila. L’Alitalia non è grande. E’ passata da un fatturato di 5 miliardi di Euro nel 2007 a 2,9 nel 2009 (fonte: il Giornale di Famiglia). L’Alitalia non è solida, nel 2007 ha perso il 10% dei ricavi, nel 2009 la percentuale è salita all’11,25% (fonte: il Giornale di Famiglia) ed ovviamente non e’ efficiente visto che per farla sopravvivere le hanno dovuto assegnare il monopolio della tratta Roma-Milano in barba ed in deroga addirittura alle leggi sulla concorrenza più ridicole del mondo occidentale.

Non è vero neanche (pensate agli USA) che tutti i Paesi abbiano una compagnia di bandiera.

L’applicazione iPad del governo del Fare continua insinuando che Air France avrebbe dirottato i turisti sulla Francia, come se la ragione sociale di Air France fosse quella di incrementare il flusso di turisti sulla Francia e non quello di trasportare persone e merci in tutte le destinazioni servite. Comunque il governo del Fare, supportato dal partito dell’amore e guidato dal miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni è riuscito a non far “svendere” la compagnia da quel mortadella di Prodi e i coraggiosi salvatori della Patria ora riescono a perdere soldi facendovi volare in condizioni di monopolio sugli aerei più sgangherati d’Europa dotati di ergonomici sedili rattoppati con il nastro adesivo (da imballaggio) .

Comunque, la bugia più grossa della propaganda berlusconiana ora finalmente disponibile anche su iPad, come in ogni rapporto aziendale che si rispetti, arriva alla fine: ”La nuova compagnia compete sul mercato, senza pesare più sulle spalle dei contribuenti”.

E’ una strana idea di concorrenza quella del partito liberista e liberale al potere in Italia: come può l’Alitalia competere su una rotta che le è stata assegnata in regime di monopolio? Concorrenza monopolista? Monopolio concorrenziale? Misteri del liberismo alle vongole.

E come dimenticare i 3-4 miliardi di Euro accollati alla bad company, cioè al contribuente italiota? Per ottenere quale risultato? Prezzi da monopolio, aerei sgarrupati, perdite scaricate sui cittadini e una azienda che sta per finire in braccio ai cattivissimi cugini francesi dell’Air France (quelli che boicottano il turismo italiano, il Colosseo e tutta la Brambilla). Leggo sempre sul Giornale di Famiglia del 19 Agosto che “la stessa Air France entrò in società con i patrioti diventando con il 25% il primo azionista”.

Ovviamente Air France ha acquistato il 25% della good company, la bad company ve la siete cuccata voi che pagate le tasse in Italia. Pensate però che soddisfazione, ora avete imprenditori-patrioti e potete sventolare la bandiera della compagnia di bandiera mentre bivaccate in uno (sgarrupato) aeroporto della penisola. Queste sono vere soddisfazioni.

Aveva proprio ragione quel turista tedesco che incontrai imbufalito 15 anni fa a Linate. Italien (o se preferite Alitalien): Katastrophen!

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

B.COME BASTA!

di Marco Travaglio 14€ Acquista
Articolo Precedente

Petrolio e trivellazioni, Greenpeace protesta davanti alla sede della Royal Bank of Scotland

next
Articolo Successivo

Il paradosso della camorra

next