Ti sei scordato i tempi gloriosi quando ci provocavi quegli tsunami ormonali parlando del milione di posti di lavoro, delle tre I, delle grandi riforme, delle grandi opere, quando inveivi contro l’articolo 18, contro le toghe rosse, contro il teatrino della politica. Eri un fulgore. E noi ti seguivamo, vedevamo il ponte di Messina già pronto, le gambe della Brambilla lunghe e slanciate, la tua chioma fluente ondeggiare armoniosa tra i corazzieri che ti salutavano da Presidente.
Le Mozioni Programmatiche non ce la meritiamo davvero. Cinque punti? Rilancio dell’azione di governo? Ma come parli? Per un attimo abbiamo creduto che ti avesse posseduto lo spirito senza pace di Rumor, il fantasma inquieto di Gava, che fosse l’ultimo scherzo macabro di Cossiga. Per fortuna abbiamo visto il tuo sguardo cupido arpionare un procace gluteo femminile e ci siamo rassicurati, sia pure solo per un effimero istante. Perché se sei proprio tu quello che dalla tua nuova villa parla di compromessi, di ricucire, di tirare a campare, noi siamo atterriti. Tu, proprio tu, rassegnato ad esibirti in un teatrino della politica in cui sei la marionetta di Bossi? In cui, come Pulcinella, prendi le bastonate da Fini? Dove un Casini ti schernisce impunemente?
Se non fosse stato Bersani a darci un minimo senso di sollievo con l’esoratzione a suonare le campane (non ha specificato che intendeva suonarle a morto per il PD, ma abbiamo capito lo stesso) saremmo in un buco nero di depressione. Non può finire così. Cosa racconteremo nelle notti d’inverno intorno al caminetto ai nipotini che ci chiederanno della tua Epopea? Che l’unica grande innovazione da te introdotta nella politica italiana è stato un governo balneare in autunno?