Bisogna avere una bella faccia tosta, quella tipica di chi è un avvezzo venditore di livore, per decidere di organizzare una manifestazione a Washington, nella stessa data del 47° anniversario del giorno in cui il dr. Martin Luther King pose una pietra miliare nella storia degli Stati Uniti con il suo discorso, noto come “io ho un sogno”. Da quarantasette anni l’America celebra uno dei giorni che ne hanno cambiato il volto in meglio, facendo segnare un passo in avanti verso la cancellazione dell’ignominia delle discriminazioni fra bianchi e neri.
Che il paese possa essere stato, come e’ stato, un paese che ha perpetuato la schiavitù, non cancella l’importanza di aver poi, quella schiavitù abolito e quelle discriminazioni cancellato. Seppur mai del tutto.
Il discorso del dr King, prima di arrivare alla parte più nota sul suo sogno, è un discorso che parla del carattere del paese e della sua promessa di felicità; promessa negata agli afroamericani per secoli. Il carattere di un paese che, nonostante le sue contraddizioni e “cadute”, si è sempre mosso in avanti sulla strada dei diritti civili e delle libertà individuali.
Libertà che consenteno oggi ad un signore, Glenn Beck, che dal primo giorno in cui Barack Obama è stato eletto presidente lo accusa quotidianamente, dai microfoni della Fox, di ogni possibile infamia compresa quella di essere un razzista, e ad una signora, Sarah Palin che, fra le altre cose, ha pubblicamente difeso la conduttrice di uno show radiofonico che aveva usato per ben 11 volte la parola “negro” nel suo programma, di sfilare al Lincoln Memorial in una manifestazione che ha come scopo, secondo il duo estremista, di “restaurare l’onore del paese”.
“Noi siamo dal lato giusto della storia! Noi siamo dal lato delle libertà individuali e della libertà e, maledizione, reclameremo il movimento per i diritti civili. Noi ci prenderemo il movimento perché noi siamo quelli che lo hanno iniziato per primi” ha dichiarato Glenn Beck senza meglio chiarire (finora) a chi si riferisse con quel noi.
La manifestazione del duo Beck/Palin è così imbarazzante, per la concomitanza con le celebrazioni per il discorso del dr. King, che i repubblicani ci hanno tenuto a precisare di non avere nulla a che spartire con l’organizzazione dell’evento.
Il signor Beck si è difeso dicendosi all’oscuro della suddetta concomitanza. John Stewart, conduttore del Daily Show, ha commentato “non sapeva che il 28 agosto fosse un giorno importante nella storia degli afro americani di questo paese? Perfettamente plausibile“.
Nella sua “giustifica” infatti c’e tutto il senso dell’arroganza di chi non esita a mostrare disprezzo per la storia del proprio paese, quello che, ironicamente, si pretende di voler onorare. La signora Palin, che si ritiene esperta di politica estera perché da casa sua in Alaska, vede la Russia e Glenn Beck che non conosce i momenti salienti della storia del suo paese potrebbero essere liquidati semplicemente come ignoranti, o finti tali. Ma in momenti di crisi e incertezza, sono proprio coloro che meglio di altri, proprio in virtù della loro spudorata arroganza nell’usare l’arma della paura e della divisione, possono creare pericolose derive sociali.