Nel palazzo del Congresso è in atto una dura battaglia fra governo e gruppi di opposizione, si combatte a suon di interrogazioni e rapporti parlamentari, voci smentite e dichiarazioni ufficiali. Il mondo politico e l’opinione pubblica sono spaccati in due fra passato e presente, fra presunta legalità e libertà di espressione. A Buenos Aires, nel parlamento argentino, all’ordine del giorno c’è la libertà di stampa.
Chiunque tenti di rimettere ordine e venire a capo della storia politica argentina deve scontrarsi con gli annosi episodi della dittatura militare che solo trent’anni fa sconvolgevano il paese sudamericano. Quello che la famiglia presidenziale Kirchner, prima con Nestor, ora con sua moglie Cristina Fernandez, sta affrontando da qualche anno a questa parte è un forte revisionismo storico, che da un lato urla vendetta per il tanto atteso riconoscimento dei crimini del governo militare, dall’altro fa scalpore per le prese di posizione autoritarie che strizzano l’occhio proprio a metodi di controllo totalitario.
In quest’ultimo periodo tiene banco la questione dei mezzi di comunicazione, con al centro la “telenovela” Papel Prensa, società a minima partecipazione statale (9-10%) e di proprietà maggioritaria dei giornali indipendenti Clarìn e La Nacion. Papel Prensa fu fondata nel 1969 come prima azienda nazionale di produzione di carta e cellulosa per giornali quotidiani. Il passaggio della parte maggioritaria ai quotidiani indipendenti Clarìn, La Nacion e La Razon avverà solo nel 1976, in piena dittatura militare, quando al decesso del proprietario, il banchiere David Graiver, gli eredi decidono di vendere le proprietà. Passano pochi mesi e i familiari Graiver vengono arrestati dal governo militare. Papel Prensa passa sotto il controllo del governo, con l’accusa di essere uno strumento della famiglia del banchiere, ma con l’intento reale della Giunta Militare di avere sotto controllo l’intera stampa nazionale.
Solo nel settembre del 1978 viene inaugurata la nuova proprietà Clarìn-La Nacion-La Razon, dopo che le tre testate strappano di mano Papel Prensa al governo militare con una campagna mediatica congiunta che rimetteva all’opinione pubblica la regolarità dell’acquisto della società dalla famiglia Graiver.
Nel marzo 2010, la questione Papel Prensa riprende quota. Le società Clarin e La Nacion, rimaste uniche società maggioritarie dopo il fallimento de La Razon, vengono accusate di aver indotto con minacce e pressioni la famiglia Graiver a vendere Papel Prensa nel ’76 dopo la morte del capostipite David, acquisendo quindi in modo irregolare la maggioranza delle azioni societarie, che altrimenti sarebbero passate totalmente allo Stato.
La svolta chavista del presidente Cristina Fernandez de Kirchner, fanno aumentare il timore che l’autorità del governo CFK stia sfociando in un clamoroso passo indietro, verso i tempi del controllo assoluto delle parole, dei mezzi, delle persone, di tutto ciò che era discordante con il messaggio governativo.
Fra dichiarazioni, indizi, intrighi e contraddizioni tipiche di un mondo che è ancora fortemente condizionato da episodi poco limpidi del suo recente passato, una storia che viene presentata all’opinione pubblica quasi con i toni di una soap opera, inizia a lasciare spazio a un forte sospetto: avere in mano la produzione di carta e la relativa vendita e ripartizione ai giornali indipendenti significa avere in mano l’intera stampa nazionale, significa poter gestire le voci scomode. Il governo è a un passo dal controllo totale.