Politica

La visita di Gheddafi scatena l’opposizione <br/> Berlusconi: “Tutti dovrebbero rallegrarsi”

Il premier difende l'amicizia tra Libia e Italia.

“Tutti dovrebbero rallegrarsi ” dell’amicizia tra Libia e Italia. Così Silvio Berlusconi ha commentato, in tarda serata durante la cerimonia alla caserma Salvo D’Acquisto, le polemiche scatenate sulla visita del leader libico Gheddafi. Lo show del colonnello Muhammar Gheddafi è proseguito anche oggi.  ”In Libia la donna è più rispettata che in Occidente e negli Stati Uniti”, ha detto incontrando circa 200 ragazze reclutate da una agenzia per impartire loro una seconda lezione di Corano. La dichiarazione del colonnello è stata riportata da una delle hostess, Elena Racoviciano, uscendo dall’accademia libica dove si è tenuto l’incontro.

La seconda giornata romana del colonnello ha scatenato le reazioni dell’opposizione e qualche imbarazzo nella maggioranza. Alle critiche in serata ha risposto il ministro degli esteri, Franco Frattini: “E’ gente che non conosce affatto né la politica estera né gli interessi dell’Italia”, ha detto entrando nella caserma Salvo D’Acquisto per partecipare alla cerimonia con i cavalli berberi e successiva cena organizzata (e offerta) dal premier Silvio Berlusconi in onore del leader libico con 800 invitati.  Gheddafi, ha aggiunto Frattini, è un leader importante per tutto il Medio Oriente, e noi da questa opposizione non ci aspettiamo niente”.

L’opposizione se la prende direttamente con il presidente del Consiglio. “E’ il teatrino della politica estera di Berlusconi”, ha detto Pierluigi Bersani, “dove tutto è concepito nel rapporto tra amici, e così noi siamo fuori dai Paesi che contano”. Per Enrico Letta si tratta invece di “una provocazione grave”, per la quale aspetta “risposte dal governo e dalla Lega”. L’Udc critica il comportamento del leader arabo attraverso le parole di Rocco Buttiglione e di Savino Pezzotta: “Quello di Gheddafi è uno spettacolo intollerabile. Di fronte agli affari si preferisce il silenzio”, denunciando così il silenzio della Lega sulla visita di Gheddafi. Dall’Idv il leader Antonio Di Pietro, ha parlato di “dignità svenduta” per aver ospitato “un dittatore”. In particolare il senatore Stefano Pedica ha allestito una tenda da campeggio davanti alla residenza dell’ambasciatore libico, dove Gheddafi ha piantato la sua tradizionale tenda beduina, e nella quale ha accolto Berlusconi per un colloquio privato. Il senatore dell’Idv ha diffuso volantini contro “il dittatore libico”, consegnandogli metaforicamente una “laurea horroris causa per i delitti contro l’umanità”.

Anche nella maggioranza serpeggia imbarazzo. Nonostante l’intero Governo prenderà parte alla cena organizzata (e offerta) da Berlusconi in onore del colonnello. Enrico La Loggia si chiede quando il leader libico “farà un appello per la libertà di culto nei paesi Islamici. Perché così come da noi è possibile esercitare qualunque culto e fare proseliti, altrettanto bene sarebbe che si potesse fare la stessa cosa in ogni parte del mondo, compresa quella dove si professa la religione islamica”. E dalla Lega, in serata, sono arrivate dichiarazioni critiche dall’eurodeputato Claudio Morganti, che ha giudicato “incredibile che Gheddafi venga in Italia a predicare la religione islamica. Il Leader libico ha scoperto le carte su qual è il progetto islamico per l’ Europa. Noi lo diciamo da tempo che questo è il vero fine della propaganda per l’Islam”. In serata, dalla Festa nazionale del Pc a Torino, si è levata anche la voce del capogruppo alla camera, Dario Franceschini: “Inimmaginabile per qualsiasi paese normale europeo guidato dalla destra offrirsi per costruire un palcoscenico a Gheddafi e per far sfilare 500 ragazze a pagamento mandate da un’agenzia per far finta di essersi convertite all’Islam. C’è di mezzo la dignità di un paese e la dignità delle donne italiane”.

In mattinata  Ffwebmagazine, il periodico online della Fondazione Farefuturo di Gianfranco Fini, aveva commentato così la visita a Roma del leader libico: “Se l’Italia è diventata la Disneyland di Gheddafi, il parco giochi delle sue vanità senili, la ragione è purtroppo politica. Nelle passeggiate romane il rais libico non esibisce il suo temperamento eccentrico, ma la sua legittimazione, la sua amicizia con il premier, la sua paradossale centralità nella politica internazionale di un governo, quello berlusconiano, che è progressivamente passato dall’atlantismo all’agnosticismo, dalle suggestioni neo-con alla logica commerciale, per cui il cliente, se paga, ha sempre ragione. E visto che Gheddafi paga, le sue diventano anche le ‘nostre’ ragioni e la sua politica la ‘nostra’”. Simile la reazione di Generazione Italia, l’associazione di destra vicina a Italo Bocchino, che senza mezzi termini parla di “Vere e proprie pagliacciate”. “Vi immaginate Gheddafi che va a Parigi o a Berlino e organizza un incontro con 500 hostess per dir loro ‘diventate musulmane’? Noi no. E non a caso Gheddafi certe pagliacciate – si legge nel comunicato di G.I. a firma del presidente Gianmario Mariniello – le viene a fare a Roma, non a Parigi o a Berlino”.

E sulla passerella di ieri all’Accademia libica con il corteo di ben 500 ragazze e la conversione all’Islam di tre di queste, Berlusconi ha voluto liquidare la cosa come “folkloristica”. Amnesty International ha scritto una lettera al presidente del Consiglio nella quale si ricordano le “gravi violazioni” dei diritti umani in Libia e chiede di inserire il tema nell’agenda dei colloqui italo-libici. Anche l‘Unione Giovani Ebrei d’Italia ha preso posizione: ”Lo spettacolo offerto ancora una volta da Gheddafi è indecente – ha dichiarato il presidente Giuseppe Piperno – non vorremmo che il nostro paese divenisse il palcoscenico per le prediche integraliste del dittatore libico”.

Intanto la seconda giornata è proseguita secondo programma ufficiale, esclusa la visita del premier nella tenda del colonnello, durata circa trenta minuti. Momento clou della giornata la festa serale alla caserma dei Carabinieri “Salvo D’Acquisto” con lo show dei cavalli berberi. Alla cerimonia hanno preso parte importanti esponenti del mondo economico. Nella tribuna autorità hanno preso posto, fra gli altri, il presidente di Telecom Gabriele Galateri, l’ad di Unicredit Alessandro Profumo (che ha proprio la Libia come fra i principali azionisti), i vertici di Enel: il presidente Piero Gnudi e l’ad Fulvio Conti, Jonella Ligresti, il finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar.  Il Governo si è presentato al gran completo. Sono presenti il ministro degli Esteri Franco Frattini, il ministro dell’Interno Roberto Maroni, quello della Difesa, Ignazio La Russa, il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, i ministri della Salute e della Funzione pubblica, Ferruccio Fazio e Renato Brunetta. Sugli spalti anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il sottosegretario Paolo Bonaiuti, il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi e il sottosegretario alle Attività produttive Adolfo Urso.