Il taglio degli organici targato Tremonti e Gelmini lascerà senza lavoro almeno 10mila insegnanti. Che a pochi giorni dall'inizio dell'anno scolastico non hanno notizie sulla loro sorte. Presidio davanti a Montecitorio
Il nuovo anno scolastico è alle porte, all’insegna di una delle più forti contestazioni mai viste. Quella dei precari, che proprio in questi giorni sono in attesa di un posto che nella maggioranza dei casi non avranno. Quindi resteranno a casa, senza stipendio. Magari dopo aver tappato per anni i buchi (le cattedre vuote) lasciati nelle scuole da una ormai insopportabile gestione del reclutamento. Così in molte città, a cominciare da Palermo, al Sud, al Centro, come al Nord, un numero crescente di docenti ha iniziato lo sciopero della fame per rendere visibile la loro drammatica situazione.
La questione precari da troppo tempo è rimasta senza soluzione, ed ora, in seguito al drastico taglio degli organici imposto dai ministri Giulio Tremonti e Mariastella Gelmini, esplode. Si calcola che nelle graduatorie provinciali risultano iscritti 150 mila docenti che ogni anno aspettano di avere un posto sia pur a tempo determinato. Ogni anno assunti e subito dopo licenziati. Ogni anno si parte da capo. Ma quest’anno per almeno 10 mila di questi docenti non ci sarà posto. Per altri, almeno altrettanti 10 mila, la “deportazione”: saranno costretti a lasciare il paese, la famiglia, i figli, per non perdere una nomina. Dal Sud come punto di partenza, al Nord dove ancora, nonostante i tagli, ci sono ancora migliaia di cattedre vuote.
Intanto davanti a Montecitorio si è formato un presidio che sta sollecitando un incontro con il ministro Mariastella Gelmini. Qui c’è anche Caterina Altamore, 15 anni di insegnamento a Palermo, poi chiamata al Nord, per avere un posto a tempo determinato in provincia di Brescia. Sta facendo anche lei lo sciopero della fame. “Vogliamo un incontro pubblico con la Gelmini”, dice, “perché vogliamo che spieghi a tutti la bontà della sua riforma, con le conseguenze non solo per il nostro posto di lavoro, ma anche per la qualità del servizio offerto alle famiglie. Non creda il ministro di cavarsela con la sua solita arroganza”. La protesta comincia a trovare ascolto. Oggi al presidio arriverà il leader di Rifondazione Paolo Ferrero, domani è in programma l’incontro con Pierluigi Bersani. “Siamo stanchi di teorici segnali di attenzione”, continua la Altamore. “Per questo abbiamo predisposto un documento di impegno per la soluzione del nostro problema che faremo sottoscrivere a chi dei parlamentari verrà a trovarci. Io sono una golosona, mi piace mangiare, ma ho scelto di fare lo sciopero della fame come ultimo tentativo per farci capire. Stiamo raccogliendo consensi sempre più larghi, ma allo stesso tempo, da alcuni esponenti della maggioranza, riceviamo solo insulti. Non ci facciamo intimidire. Siamo decisi ad andare fino in fondo”.