Il magistrato calabrese partecipa così al dibattito innescato dal teologo Vito Mancuso che si chiedeva se fosse etico scrivere per la casa editrice dei Berlusconi dopo l'ennesima legge che la salva dal fisco
”Non mi sento affatto in imbarazzo a pubblicare i miei libri con Mondadori”. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, autore della Malapianta, interviene così nella polemica tra gli autori più importanti della casa editrice di Segrate. Il dibattito è stato lanciato da una lettera del teologo Vito Mancuso pubblicata su Repubblica il 21 agosto, dopo la notizia dell’ennesima legge “ad aziendam” che permette alla Mondadori di proprietà della famiglia Berlusconi di salvarsi dal fisco, pagando solo 8,6 milioni di euro rispetto ai 350 che deve al fisco. In sostanza Mancuso si chiedeva se fosse etico pubblicare con Mondadori. “Come posso continuare a pubblicare con Mondadori? – si chiedeva Mancuso – . Con un’azienda che non solo dell’etica ma anche del diritto mostrerebbe, in questo caso, una concezione alquanto singolare?”.
Da sempre in prima linea nella lotta alla ‘ndrangheta e dal 1989 sotto scorta, nel 2007, Nicola Gratteri ha iniziato la sua attività pubblicistica. Con una piccola casa editrice calabrese (Luigi Pellegrini editori) ha dato alle stampe il libro Fratelli di sangue in collaborazione con il giornalista Antonio Nicaso. Il testo è un’impietosa ricostruzione degli assetti economico-criminali della mafia più potente e ricca del mondo. Nel 2009, dopo il grande successo della prima edizione, Mondadori ne compra i diritti e pubblica lo stesso libro con qualche aggiornamento, ma con lo stesso titolo. Dopodiché, sempre la casa editrice della famiglia Berlusconi, pubblica la Malapianta (libro-intervista in cui il magistrato risponde alle domande di Nicaso). Il punto di partenza è la strage di Duisburg che il 15 agosto 2007 fuori dal ristorante da Bruno lasciò a terra sei affiliati alla cosca Pelle-Vottari.
“Quando scrissi il libro – ricorda Gratteri a proposito di Fratelli di sangue – nessuna casa editrice lo volle pubblicare, né Rizzoli né Einaudi”. Al contrario “si fece viva la Mondadori che pubblicò il libro senza modificare neanche una virgola di un testo che in alcuni passaggi è durissimo contro i provvedimenti della politica sulla giustizia”. Per questo motivo il procuratore non ha alcun dubbio sulla Mondadori: “Un esempio tangibile di liberalismo”.
Le affermazioni di Gratteri chiudono, per il momento, un dibattito iniziato il 21 agosto a cui hanno partecipato diversi scrittori della casa editrice di Segrate da Carlo Lucarelli a Pietrangelo Buttafuoco a Vittorio Zucconi, tutti e tre sulla stessa linea del magistrato calabrese.