La madre del giovane morto nel carcere di Cannes smentisce i dirigenti del penitenziario. Oggi la prima autopsia. Frattini "al lavoro" per farne una seconda in Italia
“Lo hanno picchiato”. Non ha dubbi la madre di Daniele Franceschi, il carpentiere di Viareggio morto il 25 agosto nel carcere di Grasse, vicino Cannes, dopo cinque mesi di detenzione. “Aveva il naso tumefatto, rotto, con una macchia; è stato picchiato”. Bisogna attendere qualche giorno per i risultati dell’autopsia effettuata questa mattina sul corpo del giovane. Secondo i dirigenti del carcere il decesso sarebbe avvenuto per infarto ma adesso le parole della mamma, Cira Antignano, fanno intravedere una nuova verità.
Daniele Franceschi era stato arrestato lo scorso marzo, in un casinò della costa Azzurra con l’accusa di falsificazione e uso improprio di carta di credito. Per questo stava scontando una pena di 5 mesi. Abitava a Viareggio ed era sposato, separato e padre di un bambino di 9 anni.
Resta solo il dolore della famiglia e l’ombra di un giallo sulla morte di un figlio. Il suo decesso è stato comunicato alle autorità italiane soltanto il giorno dopo, addirittura tre giorni dopo al suo avvocato francese. L’uomo aveva scritto nelle scorse settimane alla mamma, dicendo di subire maltrattamenti e soprusi nel penitenziario transalpino. Infine, le due diverse versioni fornite, alla famiglia e all’avvocato francese, sull’ultimo giorno di carcere di Daniele.
Vista la salma del figlio la signora Antignano ha messo in dubbio la versione del carcere: “Se fosse stato un infarto – ha commentato – avrebbe dovuto avere il labbro rosso e gonfio, invece il labbro era roseo come una rosa”. Nei giorni scorsi la Procura francese aveva affermato che sul corpo di Daniele Franceschi non c’erano tracce di violenza. Ora la signora Antignano ha ribadito la sua richiesta di poter fare esaminare la salma del figlio anche da un medico legale italiano di sua fiducia. La donna sarà ricevuta dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, giovedì. Il titolare della Farnesina ha detto di voler accogliere le richieste della madre del giovane. “Stiamo cercando di ottenere che al rimpatrio della salma sia possibile mantenere il corpo integro in modo da poter eventualmente realizzare una seconda perizia in Italia”, ha detto Frattini. “Crediamo sia giusto cercare la verità”.