Archiviata penalmente. E qui ci si ferma. Perché per il resto le responsabilità sono state gravi, ripetute, accertate. Stiamo parlando della politica milanese. Quella che dalla primavera 2006 guida le sorti del Comune e comanda le poltrone più ambite di palazzo Marino. Il sindaco, ad esempio, e i suoi più stretti collaboratori hanno tenuto “condotte illegittime e pregiudizievoli”, operato con “la volontà di recare vantaggio a terzi”, seguito “percorsi oscuri per la nomina di nuovi dirigenti”. Il tutto assumendo un “comportamento colposo” per mettere in piedi una “forma mascherata di spoil system”, collocando “nelle funzioni dirigenziali soggetti vicini”.
Parole di condanna che però non condannano. Sì perché stanno scritte nel decreto di archiviazione firmato dal gip di Milano per l’inchiesta sulle consulenze d’oro che a partire dal dicembre 2006 ha visto indagato Letizia Moratti assieme al suo più stretto entourage. A partire da Alberto Bonetti Baroggi a capo del gabinetto del sindaco, proseguendo con il direttore generale Giampiero Borghini e il suo vice Rita Amabile. Tutti assolti dall’accusa di violenza privata e abuso d’ufficio dopo la doppia richiesta di archiviazione fatta dall’allora pm Alfredo Robledo. “Sono sempre stata serena – dice soddisfatta donna Letizia – . Fa piacere che anche la magistratura abbia verificato la correttezza e la validità del nostro operato”.
Forse però il sindaco non ha avuto la pazienza di leggersi le 21 pagine firmate dal giudice Maria Grazia Domanico. Si tratta di un documento eccezionale che pur assolvendola penalmente, inchioda la Moratti a gravissime responsabilità politiche. Una vicenda di malamministrazione, l’ennesima in Lombardia, che inizia qualche giorno prima del Natale 2006. Sono passati appena pochi mesi dalle ultime elezioni che hanno visto trionfare il centrodestra della Moratti sull’ennesimo outsider gettato in campo dal centrosinistra, l’ex prefetto Bruno Ferrante.
In quell’inverno sul tavolo della procura atterra un esposto anonimo che denuncia “il conferimento di 54 incarichi a dirigenti esterni e di alte specializzazioni”. Il numero è troppo alto. Lo si capisce subito. Supera di molto al soglia del 5% del personale interno. E poi ci sono quei dirgenti nominati che non sembrano in grado di fornire un curriculum adeguato. Si pensi al caso a tale Del Nero a cui viene affidato l’incarico di responsabile del servizio gestione delle relazioni territoriali. Lavoro di prestigio pagato con 95.000 euro annui. Peccato però che il signore non risulta laureato e il suo curriculum non presenta caratteristiche adatte. In passato Del Nero ha fatto addirittura il giornalista radiofonico, dopodiché ha lavorato per un industria farmaceutica per poi finire in una società specializzata in fondi d’investimento.
Caso simile e ancora più clamoroso è quello di Carmela Madaffari, origini calabresi e qualche amicizia importante. Ad esempio l’assessore alla Famiglia Mariolina Moioli. E’ lei, per sua stessa ammissione davanti al pm, a farsi carico della situazione dell’amica inviando il curriculum a Rita Amabile. “Ricordo – dice la Moioli – , che nel 2006 la dottoressa Madaffari aveva avuto un grave lutto familiare. E i suoi parenti mi dissero che era opportuno allontanarla dal suo ambiente. Suggerii di inviarmi un curriculum che avrei girato alla dottoressa Amabile”. Così andò e la Madaffari ottenne una consulenza da oltre 200mila euro. “Al momento della sua nomina – scrive il gip – aveva subito provvedimenti negativi, sia pure non definitivi, quali la sospensione dalla funzione di direttore generale e la risoluzione del suo contratto di direzione generale della Asl di locri”.
In sostanza pur ribadendo che “il profilo penale non sia sempre sovrapponibile ad altri profili di responsabilità” il giudice milanese sottolinea il “comportamento grave e colposo del Comune di Milano”. Partendo, ad esempio, dalle pressioni per mandare via i vecchi dirigenti e mettere quelli amici. Scrive il pm: “Silvia Gardino aveva riferito di minacce rappresentatele da Bordogna (Direttore centrale delle risorse umane, indagato e poi archiviato, ndr)”. Ecco cosa le disse il dirigente del Comune: “Stai attenta perché se non accetti te le faranno pagare”. Insomma la lista degli epurabili è pronta e nelle mani di Rita Amabile che demanda ad altri il lavoro “sporco”. Eppure, si legge nel decreto di archiviazione, “le modalità di rimozione dei dirigenti, per quanto censurabili sotto diversi profili, non hanno travalicato il limite dell’illecito penale”
Ben diversa la sentenza della Corte dei Conti che il 24 marzo 2009 contabilizza il danno all’amministrazione pubblica in 262.062 euro. Ecco cosa scrivevano i giudici: “L’interruzione consensuale di numerosi incarichi ha di fatto significato l’adoazione di una forma mascherata di spoyl system assistito in varia misura da una responsabilità degli organi politici”. Un conferimento di incarichi che viene definito “indiscriminato”.
E del resto l’abitudine alla poca trasparenza sembra piacere agli stretti collaboratori della Moratti. Rita Amabile, ad esempio, nel luglio scorso è stata coinvolta nell’indagine sulla cricca per le licenze milanesi che ha toccato importanti personalità dell’amministrazione pubblica milanese, non ultimo l’ex comandante dei vigili Emiliano Bezzon. Anche per il capo del gabinetto del sinadco, Alberto Bonetti Baroggi, l’inciampo, seppure meno grave, resta comunque antipatico. In un emendamento al nuovo Pgt il consigliere azzurro Armando Vagliati ha proposto di rivalutare dei terreni a sud della città. Peccato che parte di quell’area era di proprietà dello stesso Bonetti Baroggi. Donna Letizia, però, si dice “soddisfatta”. Incassa l’archiviazione e tira avanti.
Assolta penalmente. E qui ci si ferma. Perché per il resto le responsabilità sono state gravi, ripetute, accertate. Stiamo parlando della politica milanese. Quella che dalla primavera 2006 guida le sorti del Comune e comanda le poltrone più ambite di palazzo Marino. Il sindaco, ad esempio, e i suoi più stretti collaboratori hanno tenuto “condotte illegittime e pregiudizievoli”, operato con “la volontà di recare vantaggio a terzi”, seguito “percorsi oscuri per la nomina di nuovi dirigenti”. Il tutto assumendo un “comportamento colposo” per mettere in piedi una “forma mascherata di spoil system”, collocando “nelle funzioni dirigenziali soggetti vicini”.
Parole di condanna che però non condannano. Sì perché stanno scritte nel decreto di archiviazione firmato dal gip di Milano per l’inchiesta sulle consulenze d’oro che a partire dal dicembre 2006 ha visto indagato Letizia Moratti assieme al suo più stretto entourage. A partire da Alberto Bonetti Baroggi a capo del gabinetto del sindaco, proseguendo con il direttore generale Giampiero Borghini e il suo vice Rita Amabile. Tutti assolti dall’accusa di violenza privata e abuso d’ufficio dopo la doppia richiesta di archiviazione fatta dal pm xxx Robledo. “Sono sempre stata serena – dice soddisfatta donna Letizia – . Fa piacere che anche la magistratura abbia verificato la correttezza e la validità del nostro operato”.
Forse però il sindaco non ha avuto la pazienza di leggersi le 21 pagine firmate dal giudice Maria Grazia Domanico. Si tratta di un documento eccezionale che pur assolvendo penalmente la Moratti, la inchioda a gravissime responsabilità politiche. Una vicenda di malamministrazione, l’ennesima in Lombardia, che inizia qualche giorno prima del Natale 2006. Sono passati appena pochi mesi dalle ultime elezioni che hanno visto trionfare il centrodestra della Moratti sull’ennesimo outsider gettato in campo dal centrosinistra, l’ex prefetto Bruno Ferrante.
In quell’inverno sul tavolo della procura atterra un esposto anonimo che denuncia “il conferimento di 54 incarichi a dirigenti esterni e di alte specializzazioni”. Il numero è troppo alto. Lo si capisce subito. Supera di molto al soglia del 5% del personale interno. E poi ci sono quei dirgenti nominati che non sembrano in grado di fornire un curriculum adeguato. Si pensi al caso a xxx Del Nero a cui viene affidato l’incarico di responsabile del servizio gestione delle relazioni territoriali. Lavoro di prestigio pagato con 95.000 euro annui. Peccato però che il signore non risulta laureato e il suo curriculum non presenta caratteristiche adatte. In passato Del Nero ha fatto addirittura il giornalista radiofonico, dopodiché ha lavorato per un industria farmaceutica per poi finire in una società specializzata in fondi d’investimento.
Caso simile e ancora più clamoroso è quello di Carmela Madaffari, origini calabresi e qualche amicizia importante. Ad esempio l’assessore alla Famiglia Mariolina Moioli. E’ lei, per sua stessa ammissione davanti al pm, a farsi carico della situazione dell’amica inviando il curriculum a Rita Amabile. “Ricordo – dice la Moioli – , che nel 2006 la dottoressa Madaffari aveva avuto un grave lutto familiare. E i suoi parenti mi dissero che era opportuno allontanarla dal suo ambnimete. Suggerii di inviarmi un curriculum che avrei girato alla dottoressa Amabile”. Così andò e la Madaffari ottenne una consulenza da oltre 200mila euro. “Al momento della sua nomina – scrive il gip – aveva subito provvedimenti negativi, sia pure non definitivi, quali la sospensione dalla funzione di direttore generale e la risoluzione del suo contratto di direzione generale della Asl di locri”. Solo recentemente, poi, si è scoperto che la signora Madaffari è imparentata con quegli stessi Madaffari coinvolti in una delle ultime inchieste su rapporti tra ‘ndrangheta e politica al nord.
In sostanza pur ribadendo che “il profilo penale non sia sempre sovrapponibile ad altri profili di responsabilità” il giudice milanese sottolinea il “comportamento grave e colposo del Comune di Milano”.
Partendo, ad esempio, dalle pressioni per mandare via i vecchi dirigenti. Scrive il pm: “Silvia Gardino aveva riferito di minacce rappresentatele da Bordogna (Direttore centrale delle risorse umane”)”. Ecco cosa le disse il dirigente del Comune: “Stai attenta perché se non accetti te le faranno pagare”. Insomma la lista degli epurabili è pronta e nelle mani di Rita Amabili che demanda ad altri il lavoro “sporco”. Eppure, si legge nel decreto di archiviazione, “le modalità di rimozione dei dirigenti, per quanto censurabili sotto diversi profili, non hanno travalicato il limite dell’illecito penale”
Ben diverso la sentenza della Corte conti che il 24 marzo 2009 contabilizzav ail danno all’amministrazione pubblica in 262.062 euro. Ecco cosa scrivevono i giudici: “L’interruzione consensuale di numerosi incarichi ha di fatto significato l’adoazxione di uan forma amscherata di spoyl system assistito in varia misura da una responsabilità degli organi politici”. Un conferimento di incarichi che viene definito “discriminato”.
E del resto l’abitudine alla poca trasparenza sembra piacere ai suoi stretti collaboratori coinvolti nell’inchiesta. Rita Amabile, ad esempio, nel luglio scorso è stata coinvolta nell’indagine sulla cricca per le licenze milanesi che ha toccato importanti personalità dell’amministrazione pubblica milanese, non ultimo lex capo dei vigili Emiliano Bezzon. Per il capo del gabinetto del sinadco, Alberto Bonetti Baroggi, il cui inciampo, seppure meno grave, resta antipatico. In un emendamento al nuovo Pgt il consigliere azzurro Armando Vagliati ha proposto di rivalutare dei terreni a sud della città. Peccato che parte di quell’area era di proprietà dello stesso Bonetti Baroggi.
Donna Letizia, però, di dice “soddisfatta”. Incassa l’archiviazione e tira avanti.