In un qualsiasi Paese della comunità europea Berlusconi, D’Alema, Buttiglione, Casini, Bossi, Fini, sarebbero morti… Politicamente, ben’inteso!

Anche in quei Paesi che certi squadristi di verde colorati definiscono ad ogni angolo di comizio sottosviluppati, indegni di far parte della “famiglia” delle nazioni civili…

Provate per un momento ad alzare lo sguardo e spingerlo oltre i nostri confini. Spegnete per un istante quella stramaledetta scatola rettangolare, sempre più sottile e colorata, che inebria e regola i nostri sensi, ognuna delle sere della gran parte delle famiglie italiane.

Fate una semplice, veloce, ricerca su un qualsiasi motore di ricerca. Ci vogliono cinque minuti per accorgersi di una cosa tanto evidente quanto intollerabile…

La nostra classe dirigete è morta. Politicamente. Prendendo a modello uno qualsiasi tra i 27 Paesi della comunità europea si scopre che la maggior parte di essi è governata da quaranta-cinquantenni che prestano la loro opera per 5/10 anni e nel frattempo creano le condizioni per un ricambio generazionale mai temuto ed anzi auspicato.

Qui in Italia la politica (e non solo) è un mondo capovolto. Più sei vecchio e lontano dalla realtà, più tempo hai passato dentro ai palazzi del potere e più possibilità hai di far carriera, di rimanere al timone. Di uno Stato, di un partito, di una corrente o di una fondazione…

“Mi dispiace, ma con questa classe dirigente non vinceremo mai più“, ricordate? Era il 2002, e Moretti lanciò il suo grido di pancia e di dolore dritto in faccia ad una pletora di funzionari e prime donne che, da quel palco, ancora oggi non vogliono scendere.

Non ne faccio certo soltanto una questione anagrafica. Un paio di mesi fa ho partecipato ad un incontro pubblico al quale è intervenuto un presidente provinciale dell’Anpi, l’Associazione nazionale dei Partigiani d’Italia: un novantatreenne molto più giovane, vivo e capace di futuro dei tanti dirigenti a piede libero che guidano le sorti dell’opposizione in Italia…

La questione però è questa, ci si può girare intorno quanto vogliamo ma è la premessa alla ripartenza, comunque necessaria: questi signori devono andarsene a casa, tutti. Nessuno escluso.

Non ci rappresentano, non parlano la nostra lingua, non sentono il futuro che noi stiamo già sperimentando oggi, qui e adesso, nel presente.

E’ arrivato il momento di passare la mano, scendete dal palco in fretta. Non vi attardare, raccogliamo noi i vostri cocci!

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