In questi giorni migliaia di aspiranti camici bianchi si misurano con i famigerati quiz. Monica Ficone, studentessa in odontoiatria, racconta la sua odissea universitaria
“Nove studenti su 10 non supereranno i test”. Un vero e proprio terno al lotto per gli studenti, secondo quanto calcola la Cgil medici. Ieri si sono tenuti gli esami di ammissione per la facoltà di Medicina: 218mila domande presentate. Oggi toccherà agli aspiranti dentisti e l’8 settembre alle altre 22 professioni sanitarie. I numeri parlano chiaro, le richieste sono 16mila in più rispetto allo scorso anno, ma i posti messi a bando sono solo 37mila.
“Non dimenticherò mai la sensazione di tutte le volte che non sono riuscita a superare le prove. E mentre gli altri vanno avanti, ti senti sempre più delusa da te stessa”. Lo dice Monica Ficone, 22 anni, palermitana. Una delle fortunate che alla fine ce l’ha fatta. Dopo quattro anni vissuti tra corsi di preparazione e studio di gruppo, e tanti tentativi andati male in diverse Università, ora Monica è una studente di Odontoiatria alla Università degli studi dell’Insubria di Varese.
Ma sull’opportunità dei test di selezione il dibattito è acceso. Duro il giudizio dell’Udu (Unione degli universitari), secondo cui “i test d’accesso delle facoltà a numero chiuso sono una roulette russa, un attacco al diritto allo studio”. Le ottanta domande a risposta multipla (40 di cultura generale, 18 di biologia, 11 di chimica e 11 di fisica e matematica) hanno creato polemiche, non solo da parte degli studenti. Il 28 agosto Anna Spada, Laura Vizzotto e Silvio Scarone, presidenti del corso di laurea in Medicina della Statale di Milano (una delle università con più iscritti a medicina in Italia) iniziano la protesta dei presidi e dei rettori, che definiscono il criterio di selezione ‘inadeguato’. Nel giro di pochi giorni il coro di proteste aumenta, da Roma, Bologna e Milano i rettori denunciano: “Questa prova d’ammissione non è detto che premierà i migliori”.
Monica ricorda bene il primo approccio con i quiz, lo squilibrio tra la richiesta di nozioni di cultura generale e la conoscenza delle materie scientifiche: “Il primo anno ti demoralizza. Quelle 80 domande ti sfiancano, pensavo che era impossibile saperle tutte”. Insomma, non resta che affidarsi a una strategia per aumentare le possibilità. E si gira l’Italia, come fanno migliaia di studenti ogni anno. “Per vincere una lotteria è sempre meglio giocarsi più combinazioni possibili. Ciò significa iscriversi in più sedi, per poi scegliere quella giusta in base alla ‘variabile punteggio’ e alla variabile ‘numero iscritti’”. E come si fa a calcolare queste variabili? “Per i punteggi – continua Monica – basta andare sul sito del Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ndr.), dove è possibile trovare le tabelle di tutte le facoltà italiane, con tutti i punteggi ottenuti dai candidati degli ultimi anni. Monica, dopo anni di esperienza, ha assunto grande competenza sul campo: “Per fare un esempio, Tor Vergata a Roma è, storicamente, una sede dove per passare bisogna ottenere un punteggio alto, più di qualsiasi altra sede. Per il ‘fattore numero’, i dati si trovano facilmente sul web. Ad esempio Palermo è sconsigliata, perché il numero dei partecipanti storicamente si aggira intorno ai 2.000 iscritti”.
Un sistema complicatissimo e ricco di abbaglianti scorciatoie, che sindacati e associazione di studenti cercano di contrastare. Una prima soluzione, secondo Massimo Cozza, segretario nazionale Cgil Medici, è istituire “un’unica graduatoria nazionale per tutti i candidati, in modo che a parità di punteggio, Monica a Palermo e un altro studente a Varese abbiano lo stesso valore. Il sistema attuale – aggiunge Cozza – è iniquo”.
Un sistema “iniquo” che ha colpito tanti studenti come Monica. La sua è una vera e propria odissea univeristaria: nel 2006 si iscrive in 4 facoltà diverse di due città: a Messina in Odontoiatria, a Palermo in Medicina e Chirurgia e, “come ripiego”, in Biologia e Ctf (chimica e tecnologia farmaceutica). Riuscirà a vincere il concorso in Biologia. Non soddisfatta, ritenta l’anno successivo, il suo obiettivo resta sempre quello: diventare dentista. E allora ancora Palermo, ancora Medicina e Chirurgia, Odontoiatria E Farmaceutica. “All’ansia della prima volta – ricorda la studentessa – si sostituisce la rabbia per un ripetuto insuccesso”. L’ostinazione non basta, è ancora fumata nera. Diventa una sfida personale, nel 2008 tenta ancora: “Era – dice sospirando – la terza estate consecutiva passata tra i libri per preparare i soliti quiz di logica”. Ancora una volta, non basta. Da una parte la delusione raccolta negli anni precedenti, ma dall’altra la grande esperienza acquisita sui test d’ingresso. Che risulta decisiva: Monica prova per l’ennesima volta. “Nel 2009 mi iscrivo ai concorsi in medicina e odontoiatria nelle sedi di Palermo, Sassari, Aquila, Varese, Catania, Roma. Tra queste opto per Medicina a Palermo e Odontoiatria a Varese. Monica la “pluriscartata” vincerà entrambi i concorsi. Ventesima su 1.600 partecipanti in Sicilia, diciassettesima su 500 in Lombardia.