Cinema

Il doppiaggio è un assassinio?

Lucho ci scriveva in un post di circa un mese fa:

Jean-Marie Straub, presentando Les yeux ne veulent pas en tout temps se fermer alla direzione Rai, 19 febbraio 1970

Caro Direttore,
i venti milioni di telespettatori italiani, l’industria culturale o la cultura di massa sono un mito totalitario, al quale rifiuto di sacrificare doppiando il mio film. Non credo alla massa, credo agli
 individui, alle classi sociali e alle minoranze.
 Bisogna considerare il telespettatore come un uomo responsabile e intelligente. Nella maggior parte dei paesi del mondo, la gente è abituata a vedere dei film in lingua straniera; gli italiani sono veramente il popolo più sottosviluppato del mondo?

Borges scrive: “Quelli che difendono il doppiaggio ragionano (talvolta) che le obiezioni che si possono opporre possono opporsi, anche, a qualunque altro esempio di traduzione. Questo effetto disconosce, o elude, il difetto centrale: l’arbitrario inserto di un’altra voce o di un altro linguaggio. La voce di Hepburn e Garbo non è contingente; è, per il mondo, uno degli attributi che le definiscono. Conviene anche ricordare che la mimica dell’inglese non è quella dello spagnolo. Più di uno spettatore si domanda: giacché c’è usurpazione di voci, perché non anche di figure? Quando vedremo direttamente Juana Gonzalez nella parte di Greta Garbo?
 Peggi odel doppiaggio, peggio della sostituzione che comporta il doppiaggio, è la coscienza generale di una sostituzione, di un inganno”.

Una legge fascista (sulla difesa della lingua italiana!) ha fatto dell’Italia la camera a gas dei film stranieri. Perché, come dice Jean Renoir, il doppiaggio è un assassinio. “Si tratta sempre di sorprendere la vita. Sorprendere la vita è anche sorprendere nell’istante la voce, il rumore… Io appartengo ancora alla vecchia scuola della gente che crede alla sorpresa della vita, al documentario, che crede che si avrebbe torto di negligere il sospiro che una ragazza emette suo malgrado in una certa circostanza, e che non è riproducibile”.

Una società che accetta di travestire la realtà con la maschera della finzione che tipo di governanti può aspettarsi?