Se qualcuno non ha ancora capito bene perché il centrosinistra in genere perde contro Berlusconi si rilegga questa frase: “Nell’agire di Tremonti vedo una continuità con la politica del governo Prodi. La vedo e la condivido”. A dirlo al Sole 24 Ore di oggi non è un dirigente qualsiasi del Pd, magari uno di quei “moderati” abbonato al “Riformista” che vorrebbe un centrosinistra ricalcato sul liberismo berlusconiano. No, a dirlo è il predecessore di Tremonti, quell’uomo fortissimamente voluto da Prodi, benedetto da Bertinotti, osannato da Rutelli e Fassino, insomma l’ex ministro del Tesoro Tommaso Padoa Schioppa. Che oltre a tracciare una linea di continuità tra i due governi e tra le due politiche economiche, si mette a fare i complimenti a Tremonti e alla linea rigorista che l’Europa sta seguendo per fronteggiare la crisi. Una linea che sta mantenendo la crescita economica e livelli rasoterra, sta facendo crescere la disoccupazione, intaccare pesantemente le garanzie sociali del dopo guerra (Grecia, riforma pensioni in Francia, pubblico impiego in Spagna e Italia, etc.) garantendo solo i profitti delle imprese che stanno beneficiando del ribasso dell’euro sul dollaro (si guardino le varie semestrali del 2010, ne abbiamo già parlato su questo blog).

Padoa Schioppa si colloca sulla stessa linea di Tremonti ergo, se fosse al suo posto, quindi se il governo Prodi fosse ancora in vita e avesse dovuto incontrare la grande crisi, farebbe le stesse cose. Non ne avevamo dubbi, e del resto non ne hanno tutti coloro che quotidianamente vivono in questo paese, mandano i figli a scuola, hanno a che fare con la burocrazia, si servono (?) dei servizi sociali, e così via. Tutti costoro sanno benissimo che da almeno venti anni questo paese, nelle cose che contano, che incidono sulla vita di una persona, della sua famiglia, dei propri amici – compresa la legalità e le varie corruttele – non c’è nessuna discontinuità apprezzabile tra un governo e l’altro. Ovviamente Berlusconi è più spregevole, si fa tranquillamente gli affari suoi, si serve di ministri compiacenti e incapaci – come giudicare le ultime prestazioni di un’imbarazzante Gelmini? – insomma la fa davvero sporca perché sporco è il suo Dna. Ma gli altri, ogni volta che hanno avuto la loro possibilità cosa hanno fatto per migliorare questo paese? Padoa-Schioppa passava per uomo “nuovo”, un professore estraneo alla politica, competente e risanatore. Oggi si sente prossimo di Tremonti e questo può anche significare che un governo Tremonti con dentro tutti prima o poi vedrà la nascita. E qui sta il nodo fondamentale della crisi politica italiana: la disillusione, la demoralizzazione progressiva. Voglio mettermi nei panni di chi in una figura come l’ex ministro di Prodi ha creduto davvero e che ha sempre professato una forte avversione a Berlusconi e alla sua cultura. Cosa deve pensare leggendo quelle affermazioni? Deve farsi prendere dalla sindrome del 25 luglio, immaginando un nuovo Galeazzo Ciano che consacri la caduta del “dittatore”? O deve invece prendere atto che anche l’ipotesi “riformista-modernista” incarnata da figure come quella di Padoa Schioppa è deludente e perdente proprio perché inadeguata?

Rispondo preventivamente a quanti commenteranno dicendo che il problema di fondo è Berlusconi e che bisogna fare di tutti per liberarsene. Proprio perché sono d’accordo con questo assunto, penso che per liberarsi di Berlusconi si possa fare di tutto tranne che creare le condizioni della sua eternità. A ogni prova di governo il centrosinistra ha mancato la speranza del cambiamento e ha seminato i germi della rinascita della destra, non solo in Italia. Chi conosce la Francia sa bene che l’exploit del Front National di Le Pen affonda nelle delusioni prodotte dalla vittoria di Mitterand del 1981 e altri esempi, tra cui Obama, si potrebbero fare. Una sinistra, anche un centrosinistra che non produca cambiamenti tangibili, miglioramento delle condizioni di vita, attacco ai poteri forti, una prospettiva futura non esiste in natura. E’ destinato a essere solo un pallido risvolto di una destra anch’essa in crisi. La storia italiana è lì a ricordarlo implacabilmente. E invece c’è ancora chi, nel centrosinistra italiano, sogna improbabili leader in grado di battere il “puzzone”: un banchiere come Passera, un imprenditore discutibile come Montezemolo, un architetto già discusso come Stefano Boeri a Milano. Oppure Casini, ancora Rutelli, forse lo stesso Fini. E quello, “il puzzone” se ne sta lì, imperterrito, tranquillo e beato a ricevere attestati di stima indiretti che ne perpetuano la durata e la malsana attività.

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