In Gran Bretagna, il 18 agosto, alcuni scrittori e giornalisti scrivono una lettera al Guardian:
“Rivolgiamo un pressante invito a Waterstone perché riconsideri la sua decisione di ospitare l’8 settembre Tony Blair, che firmerà copie delle sue memorie in occasione del lancio del libro. Riteniamo che l’evento si rivelerà profondamente offensivo per la maggior parte dei cittadini britannici. Gran parte del pubblico inglese sostiene che il signor Blair ha mentito e ha fabbricato le prove per portare la Gran Bretagna in una guerra contro l’Irak che egli sapeva essere illegale per il diritto internazionle. Secondo un recente sondaggio il 25% delle persone sono dell’opinione che il signor Blair dovrebbe esser rinviato a giudizio per crimini contro l’umanità [… ] Siamo del parere che Waterstone infliggerà un grave danno alla propria reputazione di libreria rispettabile aiutando Blair a promuovere il suo libro”.
Firmato: Iain Banks, Al Kennedy, Moazzem Begg, Andrew Burgin, Ben Griffin, Lindsey German, Dr Felicity Arbuthnot, Tanya Tier, John Pilger, Michael Nyman, Andrew Murray
Il giorno dopo, sempre sul Guardian, rispondono i rappresentanti di tre associazioni che difendono la libertà di espressione:
“Rispettiamo gli estensori della lettera di ieri, e condividiamo il loro punto di vista sull’illegalità della guerra in Iraq e sul ruolo nefasto di Tony Blair nel manovrare allo scopo di farvi partecipare questo paese. Ma non possiamo condividere l’appello affinché Waterstone non promuova il libro, giustificato con il fatto che l’evento sarebbe “offensivo per la maggior parte dei cittadini britannici”, anche se questo si dimostrasse vero. […] Dobbiamo essere coerenti nel promuovere la libertà di espressione […] Come possiamo chiedere a un libraio di non promuovere un suo libro, o di non esporlo sul banco, giustificandoci con la scusa che potrebbe offendere qualcuno? In una società liberale, se un libro offende, si risponde non leggendolo e non comprandolo, se non vogliamo che i diritti vadano all’autore.
Mentre Iain Banks e i suoi colleghi dicono che Waterstone “infliggerà” un grave danno alla propria reputazione di libreria rispettabile aiutando Blair a promuovere il suo libro”, noi crediamo che, ora, la reputazione della libreria riceverebbe un danno se si piegasse a questo tipo di pressioni”
Firmato:
Dr Evan Harris Trustee, Article 19
Jo Glanville Editor, Index on Censorship
Jonathan Heawood Director, English PEN
La presentazione del libro da Waterstone, a Londra, vicino a Piccadilly, risulta finora confermata, nonostante i disordini verificatisi ieri a Dublino, presso la libreria Eason’s, in occasione del primo incontro di Blair con i lettori (e con i contestatori).
Lo spiegamento di forze della polizia irlandese per proteggere Blair è stato imponente: né uova né scarpe hanno sfiorato l’ex primo ministro, sebbene all’esterno della libreria ne siano volate parecchie. Si sono lamentati i commercianti dei negozi e dei chioschi nei pressi della libreria dove si è svolta la presentazione, perché il cordone di sicurezza imposto nella zona dalle forze dell’ordine ha impedito l’arrivo dei normali clienti.
Gli acquirenti delle memorie di Blair hanno criticato le misure adottate all’interno della libreria: perquisite borse e zaini, via i telefoni, entrata nella sala al cospetto dell’autore a gruppi di quattro, niente foto, niente chiacchiere, non più di due copie a persona da far firmare a Tony, e tutte munite di scontrino attestante l’acquisto effettuato da Eason.
Raggiante, e soddisfatto per le vendite, solo il direttore della libreria, Conor Whelan, “delighted”, secondo l’Irish Times, perché l’evento era andato “so smoothly”.
Meno smoothly sono andate le cose all’esterno del negozio, tra lanci di oggetti, slogan e cartelli: “Hey hey Tony hey, how many kids have you killed today? (Ehi Tony, quanti ragazzi hai ucciso oggi?), “Blair macellaio”, “Tony Blair criminale di guerra” e “Sangue sulle tue mani”.
La polizia ha fermato quattro persone.
Oggi, sui giornali e sui siti internet, nessun commentatore ha ancora parlato di squadristi in azione e di attacco alla democrazia. Sarà per domani: dopo tutto, anche in Gran Bretagna c’è una democrazia liberale.