Arrivano il 6 del mese, le dichiarazioni di Enzo Boschi a proposito delle scosse di terremoto: “Stiamo valutando di smettere di informare, e di non rendere raggiungibili i nostri dati via Web, perché vengono usati per arrivare a conclusioni che non stanno né in cielo né in terra.”
Il 6 del mese, giorno che all’Aquila è dedicato al presidio della memoria per il terremoto del 6 aprile 2009.
E continua, Boschi, con una dichiarazione che troverà naturalmente consensi: “La colpa è dei giornalisti“. E poi, ovviamente, degli enti locali che non controllano.
Il direttore dell’INGV condivide e completa le dichiarazioni di Guido Bertolaso: il Capo Dipartimento di Protezione civile attacca, al Congresso della Società Geologica Italiana, i “profeti di sventura” e la “società dello spettacolo“. Il che, per un politico-comunicatore come lui, è davvero paradossale.
Questo scambio ammiccante fra INGV e Protezione civile – che segna forse una tregua politica, dopo che Boschi e Bertolaso si erano duramente attaccati in un passato molto recente – si svolge mentre nei Monti Reatini si intensificano i fenomeni sismici e, giustamente, la popolazione si preoccupa che vengano prese misure preventive.
Allora, a costo di essere pedanti e dilungarsi, proviamo a tracciare un ragionamento che dovrebbe rispondere per l’ennesima volta ai Boschi e ai Bertolaso, basandosi su fatti. Fatti che, troppo spesso, lasciano il posto a presunte notizie. Come se le dichiarazioni fossero davvero notizie.
I compiti di Protezione civile iniziano con “previsione” e “prevenzione”.
Sono compiti ascritti in vario modo alla piramide della Protezione civile, dagli enti locali ai vertici. Nessuno chiede al dipartimento o alla comunità scientifica di prevedere giorno e ora e luogo di un terremoto. Si chiede una stima probabilistica, un’analisi delle strutture, una messa in sicurezza di quelle a rischio.
Lo si chiede a ciascuno secondo le proprie competenze, in maniera sinergica e senza il classico gioco allo scaricabarile.
Per esempio, come già fatto qualche giorno fa, mi preme chiedere, ancora una volta: dell’impiego dei 129 milioni di euro stanziati per la messa in sicurezza degli edifici nella Sicilia orientale, esiste una rendicontazione?
E quali altre operazioni di prevenzione antisismica e di messa in sicurezza sono state avviate sul territorio italiano?
Ne esiste una stima precisa?
E siamo proprio certi del fatto che non informare sulle scosse sia un vantaggio per le popolazioni di aree a rischio sismico? Personalmente, nutro forti dubbi in merito.
Domande e dubbi. Giornalistici, non da società dello spettacolo.
Che al giornalismo medio piaccia l’allarmismo, è cosa nota.
Ma tutto sommato, pare che Boschi e Bertolaso non lo disdegnino, quel giornalismo medio. Quando permette loro di scambiarsi pacche amichevoli e fare show a colpi di dichiarazioni, che non sono notizie.
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