La domenica appena passata è così scorsa nel farmi, di primo pomeriggio, un minestrone. Saltato il pranzo, dopo un’abbondante colazione con yogurt greco, miele Macedone e uova del mio amico Pissi (il vero “genitore” del mio orto), affrittellate nel nostro olio di Capezzana, ho raccolto tre cipolline bianche, due pomodori, due peperoni dolci e rossi, un ciuffo di cicoria, un piccolo cavolo cappuccio, 10 piccole foglie di cavolo nero, un ributto di bietola, tre patate e tre carote e abbondante basilico con un ciuffo di finocchio selvatico raccolto nel campo. Ho tritato e soffritto le cipolle ovviamente in olio, non buttando via le foglie che ho mondato insieme alle altre verdure. Anche se come prima cosa ho lavato il cavolo nero per tenerlo il tempo necessario perché sentisse freddo nel reparto del frigorifero dove si forma il giaccio: trucco per far finta che sia arrivato Novembre con le sue gelate dove il Nero si ammorbidisce.
A fine soffritto, quando il color rame lascia arrivare il color bronzo, ho aggiunto due spicchi d’aglione regalo di una Strega che si chiama Caterina e che si aggira per boschi e campi a raccogliere quanto le è necessario per la sua e la mia professione. Poi acqua a misura e tutte le verdure a sobbollire per tre ore, non resistendo all’idea di aggiungere, a fine cottura, insieme al basilico ben tritato con lama di coltello, un cucchiaino di cumino macinato. Polvere che insieme ai due peperoni, ha portato lontano dalle nostre tradizioni questa, non dovrei dirlo, meraviglia. Me ne è avanzato mezza pentola. Riposta in frigo, una volta stiepidita, mi ha permesso di chiamare a cena per un appena trascorso lunedì mi figlia Giuditta, Mimmo, Sofia, il Pissi, mio figlio Giulio e con il piacere di mia moglie l’ho riservito aggiungendoci sei pugni di riso Basmati, un non-niente di sale e ancora qualche Cc d’olio.