“Non siamo in guerra contro l’Islam” e ancora “Siamo tutti americani”. Il presidente americano Barack Obama, in una conferenza stampa alla Casa Bianca sull’anniversario dell’11 settembre, scioglie ogni dubbio. Dopo il caso del reverendo Terry jones, il presidente Usa parla della sua “fede cristiana”, “rispettosa” di chi pratica un altro credo. “Bruciare i testi sacri della religione di un altro è contrario a quello per cui questo paese si batte”, ha proseguito il presidente, negando che le pressioni della sua amministrazione per far desistere il pastore dal bruciare il Corano abbiano contribuito ad ingigantire la vicenda.

Dopo la controversia, durata settimane, sulla costruzione di una moschea vicino Ground zero che lo ha messo nell’occhio del ciclone, per il presidente Obama è il momento di un sondaggio, secondo cui un americano su cinque crede che sia musulmano. Rispondendo a una domanda sui crescenti sentimenti antislamici negli Stati Uniti, il presidente ha affermato che “paure possono emergere”, ma ha esortato i suoi compatrioti ad affidarsi a quello che c’è “di meglio in noi: la tolleranza religiosa”. Una delle cose che “ho più ammirato” del presidente George Bush dopo gli attacchi dell’11 settembre, ha sottolineato, è stato il suo voler essere estremamente chiaro di “non essere in guerra contro l’Islam“.

Nessun riferimento diretto al reverendo Jones, Obama preferisce ricordare alcuni valori della nazione:”Dobbiamo essere sicuri di non cominciare a metterci l’uno contro l’altro. E farò qualsiasi cosa finché sarò presidente degli Stati Uniti – ha aggiunto – per ricordare al popolo americano che noi siamo una nazione sotto Dio. Possiamo chiamare Dio con nomi differenti, ma restiamo una sola nazione”.

Il presidente Usa, coglie l’occasione per ricoradare il ruolo cruciale svolto dall’America nei colloqui di pace in MedioOriente. Obama consapevole degli “enorme ostacoli” non ha dubbi sul fatto che”valga la pena rischiare”. I colloqui della scorsa settimana “sono andati oltre le aspettative”: sia Netanyahu che Abu Mazen “sono arrivati al tavolo con grossa serieta’ e cordialita’, oltre ogni aspettativa”.

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