Cultura

La baia dove muoiono i delfini

“Ci tengo a dire che abbiamo provato a tenere questa storia legale”. Con questa frase comincia uno dei più affascinati, coinvolgenti, duri e rivelatori documentari mai prodotti in epoca recente. Sto parlando di The Cove premio Oscar come migliore documentario 2010 – che andrà in onda da lunedì 13 settembre su Current TV e che contemporaneamente verrà commercializzato in DVD da Feltrinelli.

Una fotografia inquietante di un problema del quale si sente parlare poco e niente. Oltre 23 mila (!!) delfini vengono massacrati ogni anno in Giappone: destinazione ristoranti, tavole calde, fast food e più in generale le tavole imbandite di milioni di persone che ogni anno consumano regolarmente questo “alimento”.

La voce narrante di The Cove è di colui che fu l’addestratore del mitico Flipper, il delfino reso celeberrimo dalla serie TV partita in America negli anni Sessanta. Il nostro, dopo aver passato anni dentro i set hollywoodiani trasformando in fenomeni da baraccone ingenui delfini, è diventato uno dei più temuti combattenti dell’industria “del delfino”. Questo da quando uno degli animali protagonisti della fortunata serie TV si è letteralmente suicidato tra le sue braccia. Già, perché – per chi non lo sapesse – i delfini, a differenza degli esseri umani, fanno del respiro uno sforzo consapevole: possono quindi decidere quando farlo e quando smettere.

Lo stress da cattività e l’estrema intelligenza di questo cetaceo (paragonabile su alcuni fronti a quella umana) porta costantemente decine di delfini a decidere consapevolmente di terminare la propria esistenza.

Così parte The Cove. Per poi crescere in modo fenomenale, incalzante, tra azione e approfondimento, fino a rivelare una realtà inquietante. Sulle coste della cittadina giapponese di Taiji, rotta secolare delle migrazioni dei delfini, è in atto da anni un silenzioso massacro. Decine di barche escono in mare contemporaneamente, in formazione, a intercettare le rotte dei delfini, creando una barriera sonora che disorienta e terrorizza decine di migliaia di cetacei che, in preda al panico, vengono costretti a fuggire nell’unico luogo a loro lasciato disponibile: il covo segreto. Una baia strettissima dentro la quale vengono costretti e tenuti prigionieri da interminabili filari di reti. E una volta intrappolati parte il mercato. I più “fortunati” vengono selezionati direttamente in loco per i parchi acquatici di tutto il mondo: 150.000$ il valore di ogni delfino che viene venduto a questo scopo. Tutti gli altri vengono trucidati in mare per ricavarne prelibati tagli da portare sulle tavole degli estimatori (un delfino da “ristorante” vale “solo” 600€). Il macello avviene all’oscuro dei passanti, dei turisti, delle telecamere. Nessuno può sapere, nessuno può vedere quando il mare da blu diventa rosso, rosso sangue, laggiù nel covo segreto. Nessuno tranne chi avrà il coraggio di vedere e, speriamo, di reagire all’ennesimo massacro ancora in atto.

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