Diverse sono state le risposte del mondo religioso e politico, dopo la rinuncia del reverendo Terry Jones al ‘Koran burning day’. In Afghanistan, intanto, è morto un uomo durante le proteste. Per ore diecimila persone hanno urlato e lanciato sassi davanti a una base Nato gestita da militari tedeschi. A quanto riferisce un portavoce del governatore della provincia di Badakhshani, il manifestante sarebbe stato ucciso dai militari che si trovavano dentro la struttura. L’omicidio è avvenuto a Faizabad, nel nord-est del Paese, dopo la preghiera di fine ramadan In mattinata è intervenuto anche il presidente Hamid Karzai per il quale il pastore della Florida “non avrebbe nemmeno dovuto pensare” di bruciare il Corano. Quindi ha proseguito: “Il Corano è nei cuori e nelle menti di un miliardo e mezzo di persone”.
L’annuncio e poi la marcia indietro del reverendo Jones hanno portato tutte le istituzioni religiose al dibattito. Per i vescovi italiani l’idea del rogo è “un atto nazista”. Ambrogio Spreafico, presidente della commissione Cei per l’evangelizzazione dei popoli e il dialogo fra le Chiese, ha definito il gesto un “un atto sacrilego. Non dobbiamo dimenticare che la prima cosa che fecero i nazisti, con la Notte dei cristalli, fu quella di bruciare i Talmud, i libri dell’ebraismo. Per fortuna c’è stata un’opposizione chiara da parte di tutti. Anche la Santa Sede è intervenuta. E’ stata una rivolta dello spirito e dell’intelligenza”. Quello di bruciare il Corano è “un atto contro la religione e le religioni – ha proseguito Spreafico – il gesto di un fanatico, di un piccolo gruppo che mette in pericolo la vita di centinaia di milioni di cristiani in tutto il mondo. Penso alle comunità cristiane dell’Iraq, del Pakistan o dell’Indonesia, dove pure esiste un Islam più moderato”.
E’ un atto “contro la Bibbia, contro la pura religione e la pura fede”, dichiara l’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, intervistato da Radio Vaticana. “Bruciare il Corano – ha aggiunto – è un atto di violenza e un atto di divisione in un giorno di memoria e di riconciliazione specialmente qui a New York. L’11 settembre rappresenta un giorno di memoria per tutti, per i cattolici, per i musulmani, per gli ebrei”. Quindi ha spiegato: ” Noi ci ritroviamo insieme per un evento che ormai è quasi una solennità a New York. E’ una festa di preghiera, è una festa di pace e di giustizia. Tutta la città di New York è riunita per ricordare le persone che sono morte nell’attacco dell’11 settembre. Non è una giornata contro nessuno, non è contro gli islamici: in questo momento noi siamo uniti e siamo uniti come figli di Dio. L’attentato alle Torri gemelle rappresenta un ponte tra le religioni”.