Tre operai a Capua, uno a Pistoia. Sale così a 4 il numero delle vittime in una sola giornata di lavoro
Tre operai sono morti ieri per esalazioni di gas nocivi. Stavano lavorando all’interno di un silos di fermantazione in un’azienda farmaceutica, la ex Pierrel, ora Dsm, di Capua in provincia di Caserta. Giuseppe Cecere, 50 anni,originario di Capua, Antonio Di Matteo, 63 anni, originario di Macerata e Vincenzo Musso, 43 anni, originario di Casoria, lavoavano per una ditta di Afragola. La Dsm è una multinazionale olandese che ha più di 200 siti produttivi nel mondo in 49 paesi con quasi 30mila dipendenti.
Secondo un prima versione dei fatti, I tre operai avevano da poco iniziato le operazioni di bonifica della vasca, due vengono colti immediatamente da malore mentre il terzo ha tentato di soccorrerli finendo, però, nel fondo della vasca privo di sensi. Inutile ogni tentativo di soccorso , quando sono arrivati i medici, i tre erano già morti. Nel posto è giunta una squadra di specialisti Nbcr, (Nucleo Batteriologico Chimico Radioattivo) per i rilievi. Mentre i carabinieri hanno avviato le indagini per chiarire le cause di questa tragedia. Le salme dei tre operai sono state estratte dalla cisterna.
All’esterno dell’industria chimica – che si trova all’ingresso della città di Capua, sulla Statale Appia – si sono radunati i familiari delle tre vittime. In preda alla disperazione, attendono notizie dai soccorritori e dalle forze dell’ordine che stanno presidiando i cancelli. Sono giunti anche numerosi residenti nella zona che, appresa la notizia, stanno portando la loro solidarietà ai familiari degli operai decedeuti.
Il bilancio dei morti sul lavoro sale a 4, in una sola giornata. A Pistoia, un opeario rumeno, Adrina Marius Birt, 36 anni, è rimasto schiacciato tra due rulli. L’operaio lavorava per la 3F Ecologia, azienda di Calamari, frazione di Pescia, che si occupa di riciclo di rifiuti, in particolare di carta. Lascia un figlio di 10 anni e una moglie in cinta di quasi 9 mesi.
L’uomo ha aperto lo sportello della pressa per controllare qualcosa che non funzionava nel macchinario. Ma durante la verifica lo sportello si chiude, Birt viene risucchiato tra i rulli. Un urlo, il collega che corre in aiuto e spegne la macchina. Ma è troppo tardi. La polizia ha reso noto che Birt, di origini rumene e un contratto di lavoro regolare, era in servizio da questa mattina, alle sette, insieme all’altro collega, e che poco dopo si è verificato l’incidente.
Qualche dubbio resta sulle ragioni che hanno portato Birt ad aprire la pressa. Forse in quel momento il macchinario era fermo e poi si sarebbe attivato imprevedibilmente. Forse era sempre rimasto in funzione. Fatto sta che l’uomo lavorava all’azienda da 6 anni e conosceva molto bene i macchinari.
E il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, si dice partecipe del sentimento di “indignazione per il ripetersi di incidenti mortali causati da gravi negligenze”. In una giornata “funestata da più infortuni sul lavoro”, Napolitano esprime la commossa partecipazione al dolore delle famiglie e delle comunità colpite”. Il Capo dello Stato confida “nella rapidità e nel rigore degli accertamenti da compiere e nella definizione delle normative di garanzia da adottare e far rispettare”.
Negli ultimi anni sono stati numerosi gli incidenti mortali che hanno colpito operai impegnati in operazioni di manutenzione o pulizia di cisterne o vasche. Nel gennaio 2010 in Piemonte, tra Sale e Tortona (Alessandria), due operai, scesi in un deposito di un distributore in disuso, muoiono investiti da un flusso di gas. In Liguria nel giugno 2009 , a Riva Ligure (Imperia) due operai morirono dopo essere caduti in una vasca di acque nere situata all’interno di un depuratore. Ancora in Sardegna nel maggio dello stesso anno, tre operai morirono per asfissia, nello spazio di pochi minuti, in una cisterna negli impianti della raffineria Saras di Sarroch (Cagliari). In Sicilia nel giugno 2008, sei morti a Mineo (Catania) mentre pulivano una vasca del depuratore. Quattro erano dipendenti comunali, altri due di un azienda privata. Sempre in Puglia nel 2008 morirono cinque persone a Molfetta (Bari) per le esalazioni liberatesi durante la pulitura della cisterna di un camion.
Il responsabile sicurezza della Dsm di Capua (Caserta) e il primo cittadino, Carmine Antropoli, si sono appena recati a casa di Giuseppe Cecere, uno dei tre operai morti ieri nello stabilimento del Casertano. L’obiettivo e’ di ribadire la vicinanza alla famiglia e di esprimere il convinto dolore per quanto avvenuto. Secondo quanto ha riferito Rinaldo Rinasti, segretario generale della Uilcem di Caserta, che ha preso parte all’assemblea a porte chiuse svoltasi all’interno della Dsm, l’azienda sosterra’ anche economicamente i parenti delle vittime.