Il Cavaliere potrebbe essere interrogato dai magistrati di Roma come testimone. Arcangelo Martino, uno dei tre arrestati, aveva confermato la volontà dell'associazione segreta di influenzare il processo politico italiano a favore del Pdl
La Procura di Roma vorrebbe interrogare Silvio Berlusconi, nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta associazione segreta. Il colpo di scena arriva dopo i nuovi elementi emersi dall’interrogatorio di Arcangelo Martino su alcuni incontri tra personaggi legati alla loggia per discutere di Mondadori e Lodo Alfano. La notizia viene rilanciata oggi dal quotiano la Repubblica. Notizia che però è stata immeditamente smentita dai magistrati. Nel frattempo sempre Arcangelo Martino, uno degli arrestati conferma: Quel “Cesare” era proprio lui: Silvio Berlusconi.
E il “vice”, manco a farlo apposta, si riferiva a Marcello Dell’Utri. Fino a ieri un sospetto concreto. Da oggi una conferma certificata da un interrogatorio che dà un’inaspettata accelerazione all’inchiesta romana sulla nuova P2. Fatti, situazioni, argomenti sul tavolo stanno tutti nelle parole di Angelo Martino, militante di Cgil negli anni Ottanta, poi assessosore socialista al comune di Napoli, tra i condannati di Tangentopoli, oggi in carcere assieme a Flavio Carboni e Pasquale Lombardi. Sui tre l’accusa di aver costituito un’associazione segreta per influenzare il processo politico italiano. Stesse ombre su altri tre illustri indagati: gli esponenti del Pdl Denis Verdini, Marcello Dell’Utri, Nicola Cosentino e Giacomo Caliendo.
La notizia era stata rilanciata ieri dal Corriere della sera in un lungo articolo firmato da Giovanni Bianconi. Davanti al pm Giancarlo Capaldo, Martino disegna il suo ruolo nel “gruppo di potere occulto”, confermando un quadro per ora solo puntellato dalle intercettazioni. Nello stesso tempo però l’interlocutore di Lombardi per se stesso si ricava un ruolo di secondo piano all’interno dell’associazione. Motivo per cui i giudici non hanno dato l’ok alla richiesta degli avvocati per gli arresti domiciliari.
Nel lungo interrogatorio, Martino confessa il suo sogno di farsi eleggere senatore del Pdl. Per questo si dà da fare, elargisce favori, spende denaro per finanziare quei convegni con i magistrati voluti e organizzati da Flavio Carboni e Lombardi. Uno si svolge nel settembre 2009 in Sardegna. Per quello, scrive il Corriere, Martino sborsa 40.000 euro, compreso il costo dell’aereo privato per accompagnare il governatore della Campania Bassolino e quello della Lombardia Formigoni.
E poi ci sono le riunioni (ben tre) a casa di Verdini. Per parlare del lodo Alfano e su questo arriva la conferma di Martino che mette il sigillo di verità anche sull’affaire dell’eolico in Sardegna, con lo sponsor del presidente della Sardegna Cappellacci. Nel terzo appuntamento Martino ritorna sul lodo blocco-processi e sulle previsioni di un voto a favore di B. alla Corte costituzionale.
L’uomo della P3, annota Bianconi, torna indietro alla passata legislatura. Quando Berlusconi viene indagato (e poi archiviato) in un’inchiesta sulla compravendita di senatori. Di questo si parla nell’interrogatorio. E Martino tira in ballo anche Ernesto Sica, l’assessore della giunta Caldoro. E’ lui a confidare a Martino di un colloquio con Berlusconi in cui il premier gli confida di aver contattato un amico imprenditore che gli avrebbe messo a disposizione un bel tesoretto per convincere alcuni senatori a passare al centrodestra.
Al termine dell’interrogatorio, i magistrati restano scettici e annotano: “Le dichiarazioni di Martino sono solo parzialmente veritiere e in parte palesemente elusive” e quindi “non dimostrano una chiara volontà di rompere radicalmente i rapporti con l’ambiente in cui appaiono maturate le condotte delittuose”