Inefficace, se non addirittura controproducente il sistema europeo dei crediti di emissione di anidride carbonica. E’ la pessima conclusione cui giunge l’ultimo rapporto presentato da Sandbag Climate Campaign, un’organizzazione non governativa di base a Londra. Secondo gli analisti, il meccanismo adottato in Europa, detto Emissions Trading Scheme (ETS), pensato per regolamentare e ridurre l’inquinamento da gas serra nel continente, starebbe funzionando talmente male da far ipotizzare niente meno che un aumento delle emissioni nei prossimi anni. L’esatto opposto di quanto auspicato da tempo.
L’ETS si basa sul principio del “cap and trade”: il meccanismo sancito dal Protocollo di Kyoto è basato sull’istituzione di un limite sulla quota massima di emissioni (cap) che viene divisa e distribuita ai singoli operatori. Chi “immette” meno di quanto sia autorizzato a fare trasforma la differenza in un credito che può essere venduto (trade) a chi intende superare la propria soglia in un mercato teoricamente privo di vincoli geografici.
Sulla carta il sistema dovrebbe regolamentare l’inquinamento da CO2 offrendo al tempo stesso un forte incentivo alla riduzione delle emissioni da parte delle imprese. Il punto, però, è che tale sistema si starebbe rivelando non solo inefficace – si stima che nel periodo 2008-2012 la quota di inquinamento risparmiata non supererà 0,3% delle emissioni annuali del continente – ma addirittura “perverso”. La causa, manco a dirlo, starebbe ancora una volta negli effetti negativi della crisi finanziaria, un fenomeno che promette di incidere sull’ETS per molti anni ancora.
La recessione in atto nell’ultimo biennio, sottolineano gli analisti, avrebbe generato una contrazione delle attività industriali con una conseguente riduzione delle emissioni gassose. Tale conseguenza, apparentemente positiva, avrebbe permesso a molte “licenze di inquinamento” (i famosi crediti del sistema cap and trade) di restare inutilizzate e pronte all’uso per il futuro. Per le imprese che hanno risparmiato ci sarebbe insomma un autentico tesoro da capitalizzare sul mercato. Per il sistema, al tempo stesso, si tratterebbe di un clamoroso disincentivo a qualsiasi iniziativa di low carbon economy. Secondo Sandbag, la nuova fase del programma europeo (2013-2020) dovrebbe sperimentare una crescita delle emissioni pari a un 30% in più rispetto ai livelli attuali.
Secondo l’ong britannica sono almeno tre le riforme necessarie per arginare il fenomeno: l’innalzamento dell’obiettivo di riduzione della CO2 dal 20 al 30% entro il 2020; l’abbassamento dei limiti di emissione con conseguente ritiro di una parte dei permessi circolanti; una riforma del sistema che permetta all’ETS di rispondere in modo adeguato ad eventi potenzialmente distruttivi come le crisi finanziarie e i loro effetti. “La recessione ha reso obsoleti i limiti imposti dall’ETS – ha affermato l’attivista di Sandbag Damien Morris -. Se non saranno adeguati alle nuove circostanze, questi ultimi rischieranno di trasformarsi in una trappola capace di vanificare gli sforzi di riduzione dell’inquinamento da parte dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri”.