Mi ricordo esattamente quel che stavo facendo quando cadde il muro di Berlino. Allo stesso modo mi ricordo di Ceauşescu, mi ricordo la prima guerra in Iraq e l’11 settembre 2001. E mi ricordo dov’ero e quel che stavo facendo il 12 settembre 2008, quando un sms mi annunciò che David Foster Wallace aveva deciso che non avrebbe mai più fatto cose divertenti né scherzi infiniti.
Ricordo di aver letto coccodrilli troppo disinformati, poco sentiti o troppo sentiti, troppo amichevoli o poco interessanti, e di aver pensato che non fosse bello usare Wallace per aver visibilità, proponendo chissà quale opinione su di lui. Di aver provato un moto di disgusto per chi, non avendone alcun titolo in vita, lo chiamava “David” per iscritto da morto. E così, prima di mettermi a scrivere queste righe, mi sono consultato con alcuni Howling Fantods(*). I quali, in sostanza, mi hanno detto: scrivine, non potrai far troppo male.
Il fatto è che vorrei far bene. Ma, d’accordo, mi accontenterò di non generare fraintendimenti e di non fare danni.
Per prima cosa bisogna dire che David Foster Wallace era uno scrittore.
Poi si potrebbe aggiungere – ma vi prego, non credeteci acriticamente – che era un genio.
L’ho conosciuto, letterariamente – mai di persona -, nel 2004. E da allora non è mai più uscito dalla mia vita. Nemmeno quando si è impiccato. Anzi, probabilmente il legame si è fatto più forte: ho conosciuto i primi Howling Fantods, poi ho conosciuto persone che avevano avuto a che fare con Wallace direttamente. E ho scoperto che c’è qualcosa che ci unisce.
Saranno i “Momenti Wallace” – attimi, aneddoti da raccontare, che lo riguardano, spesso indirettamente, per il solo fatto di aver favorito o alimentato il piacere di un incontro, per il solo fatto di aver fatto il suo nome, di aver citato, di aver comprato un suo libro e di averne avuto in cambio relazioni umane – oppure la sua empatia, la sua ironia, il suo amore per il linguaggio. Non saprei dirlo in maniera razionale, senza ricorrere a concetti metafisici. Il che farebbe sembrare tutto questo un po’ troppo serio.
Invece, queste righe non vogliono essere troppo serie, né un saggio critico né un ricordo letterario. Né ho desiderio di convincere qualcuno – che magari Wallace non lo ama o non lo ha mai amato -: è il mio modo per ricordare un grande scrittore. Magari, ecco, questo sì, è anche un modo per presentare Lui in Persona a un’ignara lettrice o a un lettore sconosciuto; per trovare altri Howling Fantods con cui condividere i “Momenti Wallace”.
Potrei dirvi di tutte le volte che mi è capitato di leggere ad alta voce a qualcuno un passo di un suo libro, un suo racconto. E di quante volte mi sia capitato di scoprire in quanti lo facciano, di leggere Wallace ad alta voce.
Potrei dire ancora della sua versatilità, della sua capacità di passare da un argomento all’altro senza perdere umanità; potrei accennare alla sua mania per le note a margine e alla sua ossessione per il fraintendimento; al suo mescolare fiction e non fiction; alla sua produzione letteraria che, purtroppo, non si arricchirà – eccezion fatta per inediti di varia natura, con l’augurio sincero che non scavino troppo fra le sue carte -; alla sua genialità, al suo senso etico, estetico e morale.
Potrei, ma lo faccio così, con un breve elenco, perché addentrarsi in qualcos’altro che non sia semplicemente un ricordo sentito, be’, potrebbe far male e far cadere, dunque, lo spirito e lo scopo di queste righe. Il resto lo lascio a chi ne ha titolo.
A me piace ricordare che questa sera, 12 settembre, Minimum Fax organizza al Circolo degli Artisti di Roma una serata omaggio a David Foster Wallace (l’evento su Facebook). Presenti i traduttori dei suoi libri Edoardo Nesi, Vincenzo Ostuni, Francesco Piccolo, Christian Raimo, Martina Testa, che si alterneranno sul palco per leggere alcune pagine tratte dalle sue opere. Saranno inoltre reperibili tutti i titoli tradotti in italiano dalle varie case editrici presenti. L’ingresso è libero.
Dalle 20.30, Radio 3 Suite trasmetterà i primi venti minuti della lettura di Gioele Dix di Una cosa divertente che non farò mai più, reading presentato lo scorso maggio al Salone del Libro di Torino.
Poi mi piace segnalare in rete:
The Howling Fantods!
Infinite Jest Wiki
minimum fax su David Foster Wallace
Infinite Summer
Un’invadente evasione (gioco letterario su Facebook)
Commemorazione estemporanea a Torino
E infine, mi piace essere arrivato fin qui, aver abbandonato per un giorno altri temi, aver ricordato uno straordinario scrittore e, soprattutto, essere riuscito a non chiamarlo “David”.
(*) Howling Fantods: così si chiamano i fan di Wallace