In minuscolo, da non confondere, cambiando una vocale, con quello della domenica alla fine di un pranzo con gli amici.
Al pari del cicchetto, anche il cicchitto opera negli stessi giorni, quando quello con la maiuscola riposa.
Come il fiasco o la candela del Monòpoli, sta nel cartellone per tenere il posto televisivo occupato, non a caso, in questi giorni di alta fibrillazione politica è muto, lo tengono chiuso nello sgabuzzino, pronto a farlo sortire per qualche dichiarazione urbi et orbi da inserire in un tg domenicale di famiglia. La stessa sorte che tocca ai ragazzi quando ci sono i grandi che parlano.
Gli slogan sono sempre gli stessi, cambiano di settimana in settimana solo i nomi dei destinatari. Del resto è quello che faceva prima di innamorarsi di silvio.
O meglio, prima della convenienza a innamorarsi di silvio, ripudiato dall’eterno marco.
Ormai però le piccole stilettate e le piccate provocazioni, hanno il pungiglione scarico.
Nessuno le tratta da dichiarazioni politiche, anche perché tali non sono.
Sono il compitino che permette a un mancato laureato trentottenne di guadagnarsi l’emolumento.
C’è solo quel ripetuto fastidio che ogni sua apparizione provoca.
In altri tempi gli uomini di televisione gli avrebbero preferito pure Guglielmo il Dentone e, nonostante le scarse apparizioni confinate nei week-end, risulta esponenzialmente più irritante di quello con la c maiuscola.
Il che, di per sé, è un risultato mica da ridere!