È anche dagli interpreti che dipende la vita dei soldati in guerra. Così in Afghanistan i traduttori sono messi a disposizione dell’esercito americano per cifre da capogiro che vanno a finire nelle casse delle agenzie americane responsabili delle selezioni. Ma a passare i test sono anche giovani afgani che non hanno una conoscenza adeguata della lingua inglese. Almeno secondo alcune testimonianze, come quella di Paul Funk, ex traduttore che supervisionava le selezioni per la Mission Essential Personnel, un’azienda con base a Columbus in Ohio.
Secondo Funk, ben il 28% degli interpreti assunti nel periodo da novembre 2007 a giugno 2008 non avevano superato le prove linguistiche richieste dal governo americano, cosa che la ditta ha omesso di comunicare per non perdere l’appalto milionario. “Mi sono accorto – ha detto Funk in un’intervista alla Abc – che qualcuno, e in quel momento non sapevo chi, cambiava i risultati dei test alzando il voto da zero a un punteggio che consentiva l’assunzione”. Diversi traduttori, dunque, hanno imparato la lingua inglese solo in seguito alla selezione, operando sul campo. “Molti di noi – ha detto Tahir, un interprete afgano – per mesi hanno continuato a nascondersi, per evitare di essere scelti per le missioni importanti”. La possibilità di compromettere situazioni delicate per “impedimenti linguistici”, spaventava infatti gli stessi afgani, ben consapevoli dei limiti delle proprie conoscenze.
Le lacune non sono limitate alla conoscenza dell’inglese, ma riguardano anche i dialetti locali, diversi dalla lingua ufficiale e largamente usati dai talebani. Dialetti che quindi sono fondamentali per ogni trattativa e azione militare. Un altro interprete, Yousuf, ha raccontato un episodio di qualche anno fa: per un errore di comunicazione durante un’operazione, i soldati delle truppe internazionali colpirono le mucche di un villaggio invece dei nemici che erano in un’altra posizione. Yousuf ha aggiunto che il suo colloquio per l’assunzione si limitò a una breve e semplice conversazione in inglese e che i selezionatori si basarono esclusivamente sulle sue affermazioni a proposito della conoscenza dei differenti linguaggi locali.
Un altro problema è poi la giovane età degli interpreti, alcuni dei quali hanno solo 16 anni. La loro inesperienza è un forte handicap, anche per lo scarso rispetto che i soldati mostrano verso traduttori che considerano solo dei ragazzini.