Questa è una strana coppia. Il Fatto Quotidiano e l’Eco del Roditore, il giornale più rinomato di Topazia. Marco Lillo racconta una conversazione surreale con sua figlia di dieci anni, appassionata del cartone animato Geronimo Stilton. La festa del Fatto Quotidiano sta per finire, ultimi sorrisi nel parco la Versiliana di Pietrasanta, un teatro nel verde, definito da don Andrea Gallo, l’anticamera del paradiso. Avete mai visto un compleanno di migliaia di persone? Tutti insieme! Il primo anno del Fatto Quotidiano, di editori, giornalisti, grafici, segretari, ma anche di Emiliano da Pisa, Luca da Verona, Nilla da Bologna, Davide da Messina.
E così per centinaia di nomi e decine di città. Per capire chi ringraziare per la torta, le candeline, la musica, dovete ascoltare Lillo. “Di sabato o di domenica portavo mia figlia all’Espresso, un palazzo enorme di undici piani, aveva spazio per giocare mentre lavoravo. Aveva saputo del mio trasferimento al Fatto, e mi chiese: ‘Papà, potrò venire qualche volta in redazione? Quant’è grande, quante stanze?’”. Lillo prende fiato: “Piccolino…” La bambina insiste, curiosa di case e immobili come il papà: “Ma quanti piani? Uno…”. E poi giù a ridere: “Ma papà! L’Eco del Roditore di Geronimo Stilton ha tre piani!”. Lillo guarda Peter Gomez: “Ho accettato subito l’offerta del Fatto. All’inizio vedevo soltanto scrivanie, dissi a Peter: ci saranno i computer? Ora c’è un grande giornale, pieno di notizie e di futuro, e solo grazie a voi lettori!”.
Applausi. Quelli che fanno rumore (e tanta emozione, confessiamo), e non sai da dove arrivano, un po’ dal palco e un po’ dal pubblico. La tre giorni di Pietrasanta l’abbiamo conservata in valigia, trascinata con noi sul treno per Roma tra notti insonni e nostalgia. Abbiamo dozzine di album da riempire con fotografie artistiche: l’ospitalità del sindaco Domenico Lombardi, i suoi collaboratori Maria Paola Civili e Luciano Borzonasca, i ragazzi volontari, la fondazione Versiliana, Luca Telese in versione strillone, le corse di Cinzia Monteverdi, la responsabile marketing del Fatto e Amanda Pisi per accogliere ventimila persone, le zanzare d’assalto su Antonio Massari concentrato sulle carte della P3. E poi: il sole, il mare, l’affetto dei lettori. Per discutere di corruzione, e non per un incontro di gheddafine, il cancello della Versiliana sembrava l’ingresso di Wimbledon. Le sedie e le tribune erano piene, in centinaia aspettavano dietro un filo di plastica. Per un attimo cala il silenzio e, sommerso dalla folla tra pioppi e frassini, spunta Te-lese agitatore di popoli: “Li ho fatti scavalcare io! Largo, largo…”. E scappa all’uscita, o chissà dove. Per onore di cronaca, domenica a mezzanotte dirà: “Ragazzi, vado a dormire. Ho esaurito l’adrenalina”. Perché tre giorni passano d’un fiato: dibattiti su mafia, arte, religione, politica, e il sito, la satira, il Misfatto.
In tre giorni conosci i coniugi di Pistoia che abitano a Bologna, vestiti con la maglia di ‘Adesso Basta del 5 dicembre’ e carichi di libri: “Ci siamo proprio divertiti, facciamo bis?”. (Ps: avvertire la Monteverdi con delicatezza). E in tre giorni scopri Chiara (16 anni) che conosce il legittimo impedimento e le vecchie amicizie di Renato Schifani meglio di Schifani stesso. E poi rifletti: se pensiamo in piccolo voi lo fate in grande. La Monteverdi conta e riconta: “Iniziamo dal Caffè Letterario. Ci sono 400 posti, sarà più facile evitare vuoti”. Cosa? Il teatro sarà (sempre) strapieno. È più bello cambiare direzione in velocità. Come Federico Mello che in viaggio per Pietrasanta, precettato per la serata sul fattoquoti diano.it , viene travolto dall’ansia: “Vediamo, cosa dirò nei miei cinque minuti?”. Cinque? Gomez ha una sorpresa: “Bene, Federico, stasera conduci tu”. Andrà forte, Federico. Come Edoardo Novella. Non c’è paura di sbagliare se i tuoi lettori ti perdonano e ti abbracciano. E restano fermi sulle sedie, anche se l’umidità di mezzanotte tira pugni: “Qualcosa si muove – dice Marco Travaglio – la gente è più informata e loro, i politici delle censure, iniziano a preoccuparsi”. E il direttore Antonio Padellaro svela un trucco: “Ci lasciano delle praterie. Spesso nascondono le notizie in una riga di pagina dieci, noi la prendiamo e la scriviamo”. Queste parole le sappiamo a memoria. La redazione del Fatto guardava il palco per capire quando, come (e forse perché) entrare. Con Stefano Caselli che imitava Ferruccio Sansa, e viceversa. Poi il direttore premette: “Domani leggerete di Pietrasanta sul giornale”. Detto, Fatto.