L’urlo ha preceduto solo di qualche secondo la raffica. “Fermatevi, altrimenti questi vi sparano” l’allarme lanciato al peschereccio di Mazzara del Vallo che domenica notte navigava in acque internazionali. L’avvertimento veniva dal finanziere italiano che si trovava a bordo di una motovedetta facente parte delle gruppo di sei imbarcazioni donate dall’Italia alla Libia per pattugliare le coste. Sulla barca che sparava all’impazzata, pare ci fossero oltre dieci italiani tra agenti della Guardia di Finanza, “osservatori” e tecnici.

L’accordo Italia-Libia, come racconta Silvia D’Onghia oggi sul Fatto Quotidiano – prevede che a “sei unità navali con equipaggi misti” sia affidato il compito di “controllo, ricerca e salvataggio nei luoghi di partenza e di transito delle imbarcazioni dedite al trasporto di immigrati clandestini, sia in acque territoriali libiche che internazionali, operando nel rispetto delle Convenzioni internazionali vigenti”.

La domanda, allora, sorge spontanea. Se per “controllo, ricerca e salvataggio” s’intendono raffiche di mitragliatrice contro pescherecci che si trovano a tiro, quando invece queste motovedette italo-libiche incrociano un barcone, un gommone, un gruppo di disperati – magari aventi diritto ad asilo politico – che cercano di arrivare sulle nostre coste, che succede in quel mare buio, dove non esiste legge? “Abbiamo bloccato gli sbarchi” ha annunciato più volte il governo, Maroni in testa. Ma cosa è successo davvero in mare aperto in questi mesi? Il Mediterraneo è stato la culla delle civiltà. Adesso è un campo di battaglia sul quale gli annunci populisti si trasformano in guerra guerreggiata contro i più deboli dei deboli.

AGGIORNAMENTO. Come segnalano anche molti di voi nei commenti, Roberto Maroni, questa mattina, parlando dell’attacco al peschereccio ha detto: “Evidentemente c’e’ stato un errore di interpretazione, li avranno scambiati per clandestini”. Un’affermazione che suona molto come un “via libera” alle mitragliatrici libiche nei confronti dei barconi. D’altronde lo stesso Maroni, qualche mese fa, aveva detto che con i clandestini “bisogna essere cattivi”.

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