Costerà due milioni e mezzo di euro, la visita di Papa Ratzinger a Palermo, e il Comune, la Provincia e la Regione sperano che sia lo Stato a sborsarli. Sia perché le casse sono vuote e si sta già grattando il fondo, sia perché la trasferta di Benedetto XVI in terra siciliana potrebbe passare come “grande evento”. In un summit tenutosi a villa Whitaker tra il prefetto Giuseppe Caruso e le istituzioni locali coinvolte, è emerso chiaramente che se da Roma non arrivano i fondi, ogni istituzione dovrà farsi carico delle spese. Ed è quasi certo che non arriveranno. Così, i contribuenti dovranno farsi carico dei costi per lo spiegamento di forze previsto: 1.000 volontari della protezione civile, 3.000 uomini delle forze dell’ordine, 1.100 vigili urbani, 60 medici, 200 barellieri, 18 ambulanze, 3 pronto soccorso mobili e oltre 180 volontari di Croce Rossa e Misericordia, 12 autogru, 22 chilometri di transenne, 600 pullman.

E poiché di spese folli se ne son fatte anche troppo, i palermitani non hanno accolto bene la notizia, anzi. Tant’è che si è sentito in dovere di intervenire anche monsignor Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo: “Perché nessuno si chiede quanto costa alla cittadinanza la cena di un magistrato con gli uomini di scorta o quella di un politico?”. Affermazione quanto meno azzardata nella città della strage di via D’Amelio

Ma se i magistrati, stando a quanto detto dal vescovo, devono risparmiare a tavola che bisogna direi dei politici. Basta pensare che in tempi di vacche magre come quelli che attraversa il Comune di Palermo, il sindaco Cammarata spende 22.000 euro in cocktail, 5.720 euro per cene di rappresentanza, 7.500 euro “per l’effettuazione delle proprie spese di rappresentanza, da spendere liberamente, autonomamente e celermente nel rispetto della normativa vigente ma prescindendo dai normali tempi di svolgimento delle procedure di acquisizione di beni e servizi”, come si legge nella apposita delibera. E poi ci sono le spese per le “scenografie”: 3.500 euro per piante ornamentali e addobbi floreali in occasione della messa di capodanno al Palazzo di Città, e poi altri 1.500 per l’addobbo floreale fornito in occasione della conferenza stampa che il sindaco ha tenuto pochi giorni dopo a Palazzo Galletti.

Ma la preoccupazione non è solo per quei due milioni e mezzo di euro che costerà la visita papale. Il programma infatti prevede la celebrazione della messa sul prato del Foro Italico e architetti, botanici, agronomi e paesaggisti già avvertono che sarà la morte sicura per quell’area verde che già è costata tanto alla città. Sì, perché quel prato ha un triste passato. Dal dopoguerra, l’area era rimasta incolta e abbandonata. Fu recuperata poco più di una decina d’anni fa, e si decise di impiantarvi 40 mila metri quadrati di manto erboso. Poco dopo il recupero dell’area e la semina, nel 2001, il prato sembrò spuntare rigoglioso, poi improvvisamente seccò. Bisognò chiamare un superesperto, Carlo Cereti dell’università di Viterbo, per capirne la ragione. E la ragione era semplice: il prato si era seccato a causa di una miscela di semi sbagliata. A essere piantata era stata la festuca rubra e non la arundinacea. E, per giunta, avevano sbagliato pure il sistema d’irrigazione, insufficiente e azionabile solo manualmente, e quindi di giorno, con l’ovvia conseguenza di un prato “bruciato”. Nel 2003 si avviò il rifacimento, e oggi il lungomare di Palermo è un lungo nastro verde costato troppo per vederlo morire per l’invasione delle oltre 100.000 persone attese per la messa papale. Dopo, per risistemare il manto erboso, saranno necessari dagli uno ai tre euro a metro quadro. Dai 40.000 ai 120.000 euro, secondo le stime di Mauro Sarno, professore associato di Agraria all’Università di Palermo. Stima e preoccupazione condivise anche da Angelo Palmieri, presidente di Wwf Palermo, e da Manlio Speciale, curatore dell’Orto botanico, che sostiene la necessità di avere subito disponibile “un vivaio di tappeti erbosi da poter sostituire subito dopo la messa”.

Molto meno preoccupata, invece, l’assessore al Verde Francesca Grisafi, che si fida delle rassicurazioni della curia: “Non capisco questi allarmismi: il prato è fatto per essere calpestato. La Curia mi ha poi assicurato che farà di tutto per proteggerlo e mi fido. A ottobre, poi, come ogni anno, ci sarà la trasemina. I danni saranno limitati.” Tanto, a pagare, saranno i palermitani.

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