La proposta di legge anti-corruzione lanciata da Il fatto è un’iniziativa che risponde al bisogno di un nuovo corso morale che il paese richiede alla politica e alle istituzioni. La società civile è stanca di assistere all’onda affaristica che investe da mesi la classe dirigente ed in particolare il Governo. La società civile è provata dalla sequenza inesauribile di scandali in cui il tratto economico illecito si mescola a quello massonico (dalla Bertolaso connection al casus eolico, anche noto come P3).
Perciò attende un segnale di discontinuità dai cosiddetti “palazzi del potere”, anche per riuscire a percepirli meno tali. L’ipocrita iniziativa del governo -partorita il 1 marzo dal Cdm come ennesima operazione di marketing elettorale, o al massimo concepita come un contentino morale per gli animi esacerbati dei cittadini- è stata infatti inghiottita nella dimenticanza (voluta) dello stesso esecutivo. Così il ddl anti-corruzione riposa in pace in qualche cassetto del Senato, pronto per essere evocato alla bisogna della politica, cioè quando esplode il primo scandalo utile per poter pronunciare qualcosa di credibile davanti agli elettori. Del tipo: “che fine ha fatto il ddl anti-corruzione?” oppure “sul ddl anti-corruzione si deve accelerare”. E’ dunque opportuno percorrere la strada alternativa del Parlamento, a cui affidare una proposta di legge in materia. L’IdV, Fli (con l’on. Granata), Pd e SeL hanno dato il loro consenso e sostegno. Questo sforzo comune sarebbe una sorta di saggia bicamerale, a differenza di quelle tentate in passato quando più che il confronto si cercava il comodo ammiccamento per non disturbarsi a vicenda. Anche in Europa sul fronte anti-corruzione si procede con tenacia. Insieme ad altri colleghi ho presentato una dichiarazione scritta, che ha ottenuto la metà più uno dei voti del Parlamento Ue, per impegnare Commissione e Consiglio ad una risoluzione tesa a varare un testo legislativo contro la corruzione. Si sta inoltre lavorando ad una petizione popolare che supporti questo obiettivo legislativo europeo.
Il contrasto dell’Ue al fenomeno riguarda soprattutto l’uso illecito o distorto dei finanziamenti erogati da Bruxelles agli stati membri: un’attività di cui si occupa proprio la Commissione sul controllo dei bilanci di cui sono presidente. Tante sono le misure che potrebbero essere messe in campo, a livello nazionale e comunitario, per contrastare la corruzione, che in Europa ammonta ad almeno 154 miliardi di euro e che vede l’Italia ai primi posti della black list. Italia sotto vigile osservazione europea, più volte sollecitata ad intervenire contro il fenomeno. Il fatto nella sua pdl ne ha evidenziate alcune importanti: recepimento della Convenzione penale del Consiglio d’Europa, sottoscritta nel ’99 dagli Stati e mai ratificata dall’Italia; introduzione di nuove fattispecie di reati per sanzionare i colletti bianchi (autoricilaggio, traffico di influenze illecite); ripristinare il reato falso in bilancio (depenalizzato da Berlusconi) e rivedere norme come l’ex Cirielli che ha dimezzato i tempi di prescrizione della corruzione (sempre opera di Berlusconi); legislazione premiale per spingere al pentimento anche in questo ambito come accade in quello mafioso; inasprimento delle pene e maggiore ricorso alla custodia cautelare per corruttori e corrotti.
Oltre a questo, sarebbe utile arrivare a prevedere i sequestri e le confische dei beni anche per corruttori e corrotti come accade per l’associazionismo mafioso; rafforzare le misure interdittive dagli incarichi pubblici (oltre alla custodia cautelare); contemplare le misure interdittive anche per le imprese e le società condannate per corruzione affinchè non trattino più col settore della pubblica amministrazione; modificare l’art.416 ter del codice penale che persegue il voto di scambio e il rapporto politica/mafia, in quanto questo rapporto insano ha spesso natura corruttiva e questa natura corruttiva non si consuma più sul terreno della cessione illecita del denaro, ma sul baratto criminale di altre utilità (incarichi pubblici, ruoli di potere, commesse etc); rafforzare l’Olaf poiché le frodi europee sono spesso veicolo di corruzione.
Credo che ogni sforzo investito in questa battaglia difficile non potrà che rendere l’aria del nostro paese e dell’Europa più respirabile per gli spiriti democratici, ma che sarà anche e soprattutto un vantaggio economico per le casse degli Stati. Il che, evidentemente, non guasta. Anzi.