“Se l’è cercata!” è battuta di uso comune tra i motti popolari italici che ben esprime lo spirito verace degli abitanti d’uno stivale troppo abusato dai padroni di turno e da straniere invasioni per autentici convincimenti di autoctoni in realtà ben refrattari ai codici e alle carte costituzionali.

D’altra parte chi ha sempre innalzato il vessillo e menato pubblico vanto di “farsi i fatti propri” difficilmente potrà non sostenere eroicamente ma neppure sbirciar benevolmente coloro che alla virtù sono dedicati e alla viltà alieni fanno quel che s’ha da fare senza calcoli né cautele.

Consapevoli che al mondo non v’è giustizia pure senza avere letto l’ultimo scritto di Norberto Bobbio che a questa amara verità approda e oggi ancor più costretti a riconoscere che tutto ciò che viene costruito per render vane le azioni legali scatena il crimine e ingrassa l’omertà.

Questo vale anche per le storie senesi scandite da voci ricorrenti sui vani sforzi dei rari e fieri che si oppongono non fintamente in politica ma fermamente in tribunale al malaffare locale, a cominciare dall’accademico nei suoi variegati traffici in cui sono marciti bilanci e concorsi.

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