Ogni promessa è debito. E così, dopo settimane di attesa, dal Consiglio dei ministri di un venerdì 17 tutto da dimenticare per la maggioranza, è finalmente uscita una risposta per lo Sviluppo economico del Paese: non il nome del nuovo ministro, bensì un bel provvedimento che incentiva la costruzione di campi da golf su tutto il territorio nazionale. Con lo scopo dichiarato di “trasformare la pratica del golf da sport per sole elite a disciplina popolare, anche mediante la costruzione di nuovi impianti adiacenti ad aree protette”.
“Un’occasione straordinaria – ecco lo slogan di Palazzo Chigi – anche per la riconversione di aree industrialmente dismesse”. Bagnoli, con un bel prato all’inglese lungo mare, sarebbe di sicuro impatto, ma vien da chiedersi come è mai possibile che la ministra del Turismo, la rossa Michela Vittoria Brambilla, nota agli elettori del Pdl come pasionaria dei Circoli delle Libertà, sia riuscita nel miracolo di trovare dei soldi (sotto forma di sgravi fiscali) per la causa del golf quando nelle casse dello Stato non c’è una lira. E i terremotati dell’Aquila aspettano ancora che il centro storico della loro città sia messo in sicurezza.
Ma i grandi “perché” del governo hanno sempre una spiegazione. Il ddl incentivi “campi da golf” ha infatti uno sponsor di tutto rispetto, assai gradito al centrodestra e ancor di più alla ministra Brambilla: è Bernabò Bocca, grande patron della Federalberghi e di Confturismo, in buona sostanza il “ministro ombra” del Turismo italiano. L’amicizia tra la rossa Brambilla e l’altrettando fulvo Bernabò dei conti Bocca, figlio del compianto Ernesto Bocca, fondatore dei Sina Hotel (100 miliardi di euro di fatturato) e di Donna Ida Visconti di Modrone dei Duchi Visconti di Modrone, è nota da tempo. Meno noto che il sodalizio si spinga oltre l’amicizia ed arrivi direttamente sul tavolo del simbolico ministero del Turismo, dove Bernabò gode da tempo di ampio margine di manovra.
La questione del golf, dicono le fonti de ilfattoquotidiano.it, è stata una sua idea legata alla promozione dei grandi alberghi di alte categorie che richiedono anche il “servizio” del “green” a pochi passi. Negli ultimi anni, secondo quando il giovane Bocca ha spiegato all’inesperta Brambilla, il turismo di élite (soprattutto americano e inglese) ha boicottato l’Italia perché Paese davvero a corto di campi da golf. E gli albergatori italiani di certo non si sarebbero mai potuti sobbarcare da soli la costruzione ex novo di tanti “green” per far venire in italia un ricercato turista di élite. Ecco dunque l’idea: “Creare sul territorio – ha detto la Brambilla – impianti golfistici dotati di percorsi a 18 buche e di includere, nel pacchetto di servizi turistici offerti, anche altri prodotti e strutture ricettive, ben presenti in Paesi concorrenti dell’Italia come ad esempio Spagna e Portogallo”: il patrimonio alberghiero dei Bocca avrà senz’altro di che giovarsene.
D’altra parte, la famiglia Bocca gode di grande visibilità alla corte del premier. Bernabò (sul cui tormentato passato sentimentale sono ricche le cronache dei giornali di gossip) nel 2007 ha deciso di sposare, nella chiesa romana di Santo Spirito in Sassia, officiante il segretario di Stato Tarcisio Bertone, la giovane figlia cadetta di un’altra nota dinastia italiana, Benedetta Geronzi, figlia di Cesare e sorella di Chiara, giornalista ovviamente in casa Mediaset, al Tg5. Il tutto dopo aver ricevuto, solo due anni prima, il cavalierato del Lavoro e aver preso saldamente in mano le redini dell’impero economico di famiglia: gli alberghi, appunto.
Il ddl per “l’incentivazione alla costruzione dei campi da golf”, dunque, appare scritto su misura per un certo tipo di alberghi italiani di cui i Sina Hotel dei Bocca rappresentano la punta di diamante: grande lusso in luoghi benedetti dalla natura e destinati ad un pubblico d’eccezione. Così nel provvedimento è previsto che i campi possano essere costruiti vicino ad aree protette e che entro due anni dall’approvazione, le Regioni, sentiti gli enti locali e d’intesa con gli Enti Parco Nazionale e gli Enti gestori delle aree marine protette, dovranno individuare i siti più idonei per la realizzazione degli impianti.
Anche per questo il vice presidente di Legambiente Sebastiano Venneri va all’attacco: “Ma quale incentivo al turismo? Questo disegno di legge nasconde solo nuovi metri cubi di cemento da edificare per giunta nelle aree di pregio del Paese. Un conto è costruire campi da golf in aree degradate periurbane da valorizzare, altra storia è strumentalizzare il gioco del golf come grimaldello per spianare la strada alla speculazione edilizia, persino nelle aree protette del Paese. Questo provvedimento, infatti, oltre ad essere deleterio per l’ambiente, utilizza il golf stesso come lasciapassare per chi vuole realizzare facilmente nuove strutture edilizie in aree di pregio. Una scelta ancor più paradossale, se si pensa che proprio nell’anno in cui tutto il mondo celebra la biodiversità, il nostro governo sceglie di esporre parchi e aree protette a nuove colate di cemento”.
Mentre il senatore Francesco Ferrante, responsabile per le politiche per i cambiamenti climatici del Pd, dice : “Il governo ha escogitato un cavallo di Troia per avviare delle speculazioni edilizie dove il cemento non dovrebbe assolutamente entrare. Invece di utilizzare la pratica del golf, che coniuga sport e cura dell’ambiente, per valorizzare aree degradate e da recuperare il governo autorizza l’ennesima aggressione al patrimonio paesaggistico del nostro Paese in nome di interessi privati”.
Oltretutto, secondo gli ambientalisti, in Italia di campi da golf ce ne sono abbastanza, visto che lo sport non è poi così diffuso. Sul territorio nazionale esistono, infatti, oltre 180 i circoli con campi regolamentari dalle 9 alle 36 buche, 43 gli impianti promozionali che offrono campi dalle 3 alle 9 buche e 59 i campi pratica. Il giro d’affari in Europa del golf si attesta attorno ai 50 miliardi di euro, con una crescita stimata (dal ministero del Turismo) intorno all’8% all’anno. In Italia si aggira intorno ai 350 milioni per gli introiti diretti, quelli cioè relativi unicamente alle attività del circolo golfistico. Il grimaldello utilizzato da Bernabò per far leva sulla Brambilla è però il confronto con quanto accade all’estero. In Paesi come la Spagna e il Portogallo i ricavi legati all’indotto del golf (sviluppo immobiliare, alberghi, vacanze) sono 4-5 volte superiori a quelli diretti. Negli ultimi anni il governo spagnolo ha realizzato più di 120 campi da golf in Andalusia, creando sviluppo nella più depressa regione del Paese. In Francia, il giro d’affari è di un miliardo e mezzo di euro e il turismo golfistico francese genera, da solo, un volume d’affari quasi 4 volte superiore a quello italiano. Perché, dunque, non farlo anche in Italia? La risposta, secondo i movimenti ambientalisti, è semplice: perché nel nostro Paese l’acqua non è in sovrabbondanza e per gestire i “green” invece ce ne vuole parecchia.
Alla creazione di nuovi campi, insomma, sono legati anche investimenti strutturali (tubature, drenaggi e irrigazioni automatiche) che rendono la questione dei campi da golf davvero uno dei bussines più redditizi del nuovo millennio turistico. E Bernabò Bocca, che di soldi se ne intende quasi quanto il suocero, non ha mancato di far fruttare al meglio la sua anima da grande Mazzarino del Turismo made in palazzo Grazioli. Quando si parla di incentivare qualcosa, d’altra parte, nell’era Berlusconi i primi a vederne i frutti sono gli amici. Delle ministre.