Confessando, negandola, la compravendita di senatori, il Cainano aggiunge un capitolo alla lunga tradizione del trasformismo nazionale. Ma ogni epoca ha i trasformisti che si merita. Oggi ci meritiamo l’onorevole Francesco Nucara da Mosorrofa (Reggio Calabria). Nessuno lo sa, ma entrò in Parlamento nel lontano 1983 col Pri all’epoca guidato da Spadolini, nella sua veste di galoppino di Giorgio La Malfa, figlio d’arte. Oggi, sempre all’insaputa dei più, del Pri è addirittura il segretario nazionale. La Malfa lo accusa di trasformismo e lui accusa di trasformismo La Malfa. Hanno ragione entrambi. Nel ’94 La Malfa imputava a B. le peggiori nequizie, poi naturalmente si alleò con lui, nel 2005 divenne addirittura ministro del governo Berlusconi-2 e nel 2008 fu rieletto nelle liste del Pdl. “Qualche tempo fa – racconta il Nucara a La Stampa – Giorgio mi disse: Francesco, dobbiamo entrare nel Pdl e inseminarlo di cultura laica. Gli risposi con schiettezza: a 70 anni non me la sento di inseminare nessuno”. L’inseminazione fallì e La Malfa si avvicinò all’Api di Rutelli, forse per entrare in clandestinità. Nucara invece restò lì nel limbo, cioè all’asta, in attesa di una chiamata. E la chiamata arrivò alcune settimane fa, quando B. si fece vivo e l’incaricò di racimolare una trentina di voltagabbana disposti a votargli l’impunità al posto dei riottosi finiani.

Il Nucara si era appena messo al lavoro, quando B., incontinente come molti coetanei, annunciò urbi et orbi che Nucara aveva fatto il miracolo: “Abbiamo un Gruppo di Responsabilità Nazionale di almeno 20 deputati estranei al Pdl pronti a votare la fiducia”. Mise in giro anche i nomi. I quali, salvo due o tre, smentirono: alcuni avevano rifiutato le avances, altri stavano ancora trattando sul prezzo, altri manco sapevano chi fosse Nucara. Un disastro. Soprattutto d’immagine, per il Grande Compratore. Ai bei tempi c’era la ressa, sotto Palazzo Grazioli, e non solo di escort: chi era pronto a vendersi gratis, chi addirittura – per dirla con Victor Hugoavrebbe pagato per vendersi. Ora non si fan comprare nemmeno per un ministero, figurarsi per un sottosegretariato. Il Cainano, vecchio piazzista, ha provato ad aggiungere un mutuo-casa a tasso zero e una batteria di pentole al teflon, ma niente da fare. Il Nucara l’ha presa con filosofia: “Mi stanno chiamando tutti, anche chi prima non mi filava mai”, ha confidato a Libero. “Chi l’avrebbe detto che sarei diventato famoso a 70 anni? C’è perfino chi mi riconosce per strada. Una sensazione nuova, non sono abituato. Ma sono contento, perché magari qualche ragazzo di 20 anni scoprirà l’esistenza del Partito repubblicano”. Dopodiché, appena scoperto che i repubblicani sono partiti da Mazzini e sono arrivati a Nucara, correrà a iscriversi. Schivo e riservato, il Nucara precisa comunque che il suo compito non era proprio quello di comprarli, i deputati: a quello pensava B. in persona: “Da me ha voluto più che altro consigli su chi contattare, diciamo che mi ha usato come consulente”. Ecco, lui forniva i consigli per gli acquisti, “ma poi credo che i singoli deputati li abbia contattati il premier personalmente”.

Uno che nemmeno Nucara aveva segnalato, ritenendolo una causa persa, è Massimo Calearo, il memorabile figlio di mammà vicentino, già presidente di Federmeccanica, scovato nel 2008 da quel genio di Veltroni per fare, nelle liste del Pd, la parte del “giovane imprenditore” (ha solo 55 anni). Fu addirittura eletto come capolista nel Veneto-1, poi l’anno scorso scoprì di “non essere mai stato di sinistra” e lasciò il partito. Ma non, naturalmente, il seggio. Ora “attende una chiamata”. Nel senso che è pronto a “non fare mai mancare il mio voto a Berlusconi”. E non solo, potrebbe addirittura diventare ministro dello Sviluppo economico: “Proposte ufficiali non ne ho avute, ma se son rose fioriranno”. Guai però a dargli del voltagabbana. Questo no, sarebbe troppo. Lui è un veltroniano coerente: del Pd, ma anche del Pdl.

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