Marco Lusetti, ex numero due del Carroccio emiliano, parla di irregolarità nella gestione del bilancio del partito e punta il dito contro il vicepresidente della Provincia di Piacenza, Maurizio Parma. E il parlamentare leghista Maurizio Polledri minaccia di fare altre rivelazioni
Un capogruppo in Regione Emilia Romagna che doveva essere sostituito “per gravi irregolarità”. Un parlamentare che minaccia di “aprire il libro” su altri esponenti del suo movimento. È la storia della Lega nord in Emilia, il cui potere, sempre maggiore, sembra iniziare a scricchiolare sotto il grave peso di faide interne e vendette incrociate per il controllo del Carroccio a livello regionale. Un partito-movimento che è una miniera d’oro: il 22% alle Regionali del marzo scorso nella sola provincia di Piacenza, giunte guidate dall’Alberto da Giussano e “celoduristi” con ruoli chiave nei consigli d’amministrazione di società partecipate, ma non solo. Vicepresidenze in enti provinciali e assessorati di primo piano. La Lega nord, forte di risultati impressionanti e in ascesa a ogni tornata elettorale, cresce in termini di simpatizzanti e presenza sul territorio emiliano, restando nell’immaginario collettivo come quella gallina seduta al nord costretta a sganciare il suo cocco d’oro a una grassa e brutta signora parcheggiata dalla parti di Roma.
E proprio per il peso specifico in Emilia Romagna, in casa Lega cominciano a volare stracci. Ma andiamo con ordine. Lo scorso 9 settembre l’edizione di Parma del quotidiano Epolis esce in edicola con un’intervista a Marco Lusetti, ex numero due del Carroccio emiliano epurato dal partito dal coordinatore Angelo Alessandri con l’accusa di aver disposto bonifici a suo favore per 87mila euro e di aver preteso 100mila euro per “futuri viaggi all’estero” sia come amministratore dell’Enci (Ente nazionale cinofilia italiana) che come vice del Carroccio regionale. Lusetti, che nega tutto, nell’intervista non ha certo parole di riguardo verso Alessandri (accusato di mancati pagamenti al partito, verbali non pagati relativi a infrazioni al codice della strada, per non dire che la corte d’Appello sta indagando sulla regolarità delle spese elettorali), e punta il dito contro il vicepresidente della Provincia di Piacenza, Maurizio Parma (già capogruppo della Lega in consiglio regionale): “Nella passata legislatura, ho riscontrato problemi legati alla gestione del bilancio regionale del partito – è l’accusa di Lusetti – Alessandri si è rifiutato di intervenire su questioni gravi, che hanno portato l’intero direttivo emiliano a chiedere la sostituzione del capogruppo in Regione, Maurizio Parma, e il commissariamento del partito piacentino, da cui proveniva. Contro la volontà del direttivo, per due volte Alessandri ha salvato Parma, che oggi è vicepresidente della Provincia di Piacenza e deve ancora rispondere di quanto sollevato”.
Accuse generiche, quelle di Lusetti, che vengono chiaramente rigettate da Parma ed archiviate come “boutade” perché, rivela il vicepresidente della Provincia, “non mi è mai stato chiesto di andarmene da capogruppo in Regione” né, tanto meno, “si è mai chiesto il commissariamento del partito a Piacenza”. Eppure, in via informale, ai giornali locali del piacentino è stato chiesto di non riprendere la notizia pubblicata sul quotidiano ducale.
A smentire Parma, però, sono saltati fuori alcuni verbali del consiglio direttivo nazionale della Lega datati novembre e dicembre 2008, quando ancora l’attuale numero due dell’ente provinciale ricopriva il ruolo di capogruppo del Carroccio in via Aldo Moro ed il segretario provinciale del partito a Piacenza. Da quello che emerge, il direttivo del 17 novembre 2008 riconosceva “il problema politico che riguarda la gestione e il controllo del partito nella provincia di Piacenza e dei fondi arrivati dall’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna” proponendo come soluzione la possibilità, avanzata dallo stesso Parma, di “nominare un responsabile amministrativo indicato dal nazionale per i conti dell’assemblea legislativa regionale” e di andare a congresso. Caso chiuso: tutti votano a favore tranne Lusetti, che scuote la testa. Poi tutti vanno a cena e, lì, il direttivo cambia idea: andare a congresso significherebbe bloccare le verifiche sui tesseramenti di Piacenza che dichiara 223 militanti e 567 sostenitori e non riesce neanche a organizzare due bus per Pontida. Dopo la mezzanotte si ritorna quindi nella sede bolognese della Lega e si buttano giù queste quattro righe: “I componenti del consiglio nazionale Emilia chiedono ad Angelo Alessandri di convocare con urgenza un direttivo nazionale al fine di valutare e quindi votare il commissariamento della provincia di Piacenza ed il cambio del capogruppo in Regione”.
Ma i “provvedimenti seri” su Parma non verranno mai presi perché, come si legge nel verbale del direttivo del 22 dicembre 2008, Alessandri “congela” la mozione nonostante i più chiedano di sapere “come sono stati usati i soldi del nazionale dal gruppo regionale”. Ma anche su questo, Alessandri e Parma tacciono. Un’omertà fatta emergere in una lunga missiva al partito anche da un esponente del direttivo, nella quale chiede che “Piacenza venga commissariata” per fare “piena luce su quanto accaduto in passato”, per poi rivolgersi al parlamentare piacentino del Carroccio, Massimo Polledri il quale, in risposta ad alcune considerazioni fatte sulla vicenda Sogin e trasmesse da Report nel novembre 2008, ha minacciato di “aprire il libro riguardo ad altri esponenti del movimento nel caso di attacchi immotivati nei miei confronti”.
Massimo A. Paradiso